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Impatto tecnologico

IA e lavoro, la frattura globale: tra nuove opportunità e rischi di esclusione

L’intelligenza artificiale promette crescita, ma porta con sé tagli, stipendi in calo e lavori “degradati"

IA e lavoro, la frattura globale: tra nuove opportunità e rischi di esclusione

Negli ultimi anni una marea di studi internazionali ha provato a misurare l’impatto dell’intelligenza artificiale sul lavoro. Secondo l’ONU e il Fondo monetario internazionale, il fenomeno toccherà il 40% delle occupazioni. Il World Economic Forum prevede che nasceranno più posti di quanti ne scompariranno (11 milioni contro 9), ma l’automazione legata a robotica e sistemi autonomi rischia di causare una perdita netta di 5 milioni di impieghi. In Italia, il Censis con Confcooperative stima che l’IA si integrerà con 9 milioni di lavori e ne sostituirà 6 milioni.

Se c’è chi parla di opportunità, come PwC, secondo cui nei settori toccati dall’IA gli stipendi crescono più velocemente, altri osservano un tramonto del tecno-ottimismo. Manager come Micha Kaufman (Fiverr) o Andy Jassy (Amazon) hanno avvertito i dipendenti: l’IA porterà a tagli del personale. Per Jim Farley, ceo di Ford, la metà dei colletti bianchi americani è destinata a sparire.

A rischiare di più sarebbero i giovani, bloccati in un paradosso: sempre meno assunzioni di neolaureati (–25% nelle big tech nel 2024), mentre cresce la richiesta di profili già esperti. Una condizione che ricorda il Comma 22: senza esperienza non si viene assunti, ma senza assunzione non si fa esperienza.

E anche per chi resta, il pericolo non è solo la scomparsa dei posti, ma il loro deterioramento. La sociologa Francesca Coin parla di “compensi decurtati”, già realtà per traduttori e professioni creative. Il New York Times nota come la tecnologia spesso non elimini i lavori, ma li renda ripetitivi e frammentati, proprio come accadde con la catena di montaggio.

Non mancano gli scenari utopici: da Bill Gates a Elon Musk, c’è chi ipotizza settimane lavorative ridotte a due giorni o addirittura un’era dell’ozio di massa. Ma per la Coin lavorare meno richiede una vera rivoluzione culturale, perché oggi la velocità portata dall’IA si traduce in ritmi sempre più intensi.

Intanto si fanno strada ipotesi di reddito universale, sostenute da figure come Geoffrey Hinton o dallo stesso Musk. L’imprenditore Dario Amodei (Anthropic) propone persino una “token tax” per redistribuire parte della ricchezza prodotta dall’IA. Ma lo scenario attuale è di tagli, stipendi in discesa e lavoratori sempre meno centrali nelle strategie aziendali.

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