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IL COLLEZIONISTA FOLLE
14 Settembre 2025 - 09:09
Pablo Picasso e l'opera in questione
PROLOGO
Il Collezionista Folle, questa volta, supera se stesso. Nella sua personale versione di un “trip” psichedelico – senza funghetti ma con la stessa potenza allucinatoria – sogna una convocazione dai carabinieri. L’aria tesa, il brigadiere in agguato e lui, candido come un agnellino appena lavato (lo sottolinea pure, mostrando le mani fresche di manicure), che deve spiegare al Nucleo Investigativo il suo ultimo peccato: avere creduto all’Intelligenza Artificiale. Non per una diagnosi medica, né per scegliere le vacanze, ma per autenticare quello che ai suoi occhi è un Picasso e che intendeva donare a Jannik Sinner, il beniamino nazionale. Peccato che l’Autorità Giudiziaria non apprezzi la fantasia collezionistica e, soprattutto, non gradisca che un algoritmo si trasformi in perito d’arte. E così il nostro eroe, tra controperizie robotiche, percentuali di autenticità e visioni esoterico-tennistiche, finisce inquisito. Un quadro che, per lui, cela tre palle da tennis diventa improvvisamente una prova a carico. Ma il Collezionista Folle, lo sappiamo, non arretra mai: e anche davanti alla divisa più severa è pronto a sfoderare il suo aplomb inglese, unito a una difesa che più surreale non si può.
PAROLA ALLA DIFESA
“Si accomodi, dobbiamo interrogarLa affinché Lei ci aiuti a capire meglio ciò di cui vorremmo accusarla.” Così iniziò il colloquio nella saletta del Nucleo Investigativo dell’Arma.
Mi accomodai in silenzio cercando di capire quale fosse il delitto di cui questa volta sarei stato accusato, guardando ostentatamente il dorso e il palmo di entrambe le mie mani. ”Come vede brigadiere, ho lavato bene le mani: non ho tracce di sangue neppure sotto le unghie, fresche di manicure” … cercai di scherzare.
Il brigadiere entrò subito nell’argomento come un tuffatore accaldato desideroso di rinfrescarsi. “Lei è comproprietario di un cimelio attribuibile addirittura a Leonardo da Vinci !” disse puntandomi un dito contro. “ il falso disegno di Picasso che le abbiamo sequestrato non le é bastato, ora tira in ballo anche il genio universale, ma dove vuole andare con queste attribuzioni farlocche?”. Il brigadiere stava scaldandosi benché la temperatura estiva fosse nella stanza sui 35° nonostante un rumoroso condizionatore. “Mi permetta brigadiere, con tutto il rispetto che sento per l’autorità da Lei esercitata, di ricordare che il decreto europeo RoadMap per il l’autenticazione dei dipinti tramite la Intelligenza Artificiale AI, fa riferimento al < DI 19606 del 13.3.2024 > per cui si sottopone l’immagine del dipinto e si riceve il responso. É bene che la risposta sia portata dal difensore d’ufficio prima di sostenere che sia un falso in base ad una sola perizia rilasciata da una esperta d’arte direttrice del Museo di Nuoro, celebre per l’arte della Barbagia”.
Il brigadiere aggrottò le sopracciglia mentre io proseguii : “ Lei é d’accordo quindi di attendere i tre gradi di giudizio, fino alla Cassazione,. prima di giungere alla conclusione che il disegno sia da definirsi falso ed io reo di aver avuto l’intenzione di donare un disegno al tennista Jannik Sinner che a mio parere rappresenterebbe tre palle da tennis ?”.
Il Brigadiere si accomodò sulla sua sedia e si sporse verso di me “mi dica, ma dove le trova queste opere d’arte che Lei magnifica come straordinarietà, eh?”. Dopo un lento sospiro , risposi : “Come le trovavo, devo dirle, poiché i brocante che conobbi sono tutti morti con la recente pandemia virale, chi per tumore, chi per infarto. Io fui no-vax è sto benissimo…”. Mentre divago sulla mia salute , estraggo dalla cartellina alcuni fogli : “Le ho portato una controperizia per sua natura credibile poiché fatta da un Android addestrato con un programma di intelligenza artificiale, la cui perizia é valida e riconosciuta senza aver subito pregiudizi o volontà persecutorie. Ecco, legga pure, alla penultima pagina la AI riconosce il disegno autentico al 98% !
Il brigadiere lesse tutto il testo ad alta voce, quasi sillabando. Poi pose i fogli sul tavolo e ci mise sopra la sua mano sinistra. Quindi sorridendo mi disse :
“ E bravo il nostro collezionista… e come la mettiamo per il restante 2%? “.
Mantenni la flemma inglese, impassibile anche durante un naufragio, ed estrassi dalla cartella un secondo incartamento.
“Avevo previsto che non sarei riuscito a convincerLa con un solo atto di difesa, pertanto ho provveduto a predisporre un’altra tesi per la mia difesa, molto più fitta della precedente. Eccola, dia un' occhiata”.
Il Brigadiere bofonchiò, non avendo più voglia di leggere ad alta voce”. Inforcò gli occhiali e lesse ad alta voce la nota introduttiva; < il dipinto é da leggersi dal basso verso l’alto>:
Poi lesse in silenzio.
1. A sinistra un cesto = segreto.
2. A destra un triangolo = segreto massonico.
3. In centro, linee orizzontali parallele = la tuga di una barca a vela.
4. In centro al vaso, una linea verticale a forma di Y = “vas-y” = vai lì come dicono i francesi.
5. come andare in quel posto lì? Dai lati dell’ovale del vaso, la forma di una barca a vela con due vele fissate al pennone.
6. dal pennone a Y si dipanano : tre teste delle “Troi soeurs” = Le tre sorelle (tre Marie) = trèsor = il tesoro delle tre Marie.
7. Una delle Tre Marie ha la forma della testa dell’aglio selvatico = la destinazione della gita in barca a cercare una parte del tesoro (che fu diviso in tre parti) e di cui uno sarebbe stato sepolto a Cap d’Ail.
8. i due remi della barca sarebbero stati trasformati in racchette da tennis e la testa d’aglio selvatico (color blu e azzurro) sarebbe una palla da tennis.
9. la destinazione dove trovare il tesoro sarebbe stata il campo da tennis da trovarsi a CAP d!Ail.
10. conclusione: il disegno in questione sarebbe stato un pittogramma che celava la conoscenza di un segreto, da cui si dipana un’altra storia che non ha attinenza con la questione della autenticità del disegno.
“I dipinti sono delle armi quando celano messaggi” soleva dire Pablo Picasso.
Il Brigadiere alzò gli occhi al soffitto e ripiegò la perizia. “Bella e divertente questa perizia, ma non vedo il nome del perito e la sua firma…” disse“ … me la può favorire?”.
“Se desidera gliela firmo” risposi titubante. “ Non ci siamo capiti… le ho chiesto chi l’abbia redatta questa seconda perizia, mi porge per favore l’ultima pagina mancante...”. Mi sentii perso come un naufrago con l’acqua alla gola.
Allargai le braccia e poi le alzai in segno di resa, esclamando:
“L’ho redatta io, per migliorare la precedente, Signor Brigadiere!”
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