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L'INDAGINE
20 Dicembre 2025 - 08:10
Le vite a debito dei piemontesi: quasi 3mila lavoratori “affogano”.
Valentina ha trovato l’amore con Omar, con cui ha intrapreso non solo il progetto di una vita insieme, ma anche una realtà nella ristorazione, lasciando il suo posto da commessa. Ma a lui non basta. Vuole comprarsi una Mercedes. A Valentina sembra un azzardo aggiungere ai costi della pizzeria l’acquisto di una nuova macchina. Lui insiste, si arrabbia, alza la voce, parte uno schiaffo. L’acquista, la intesta a Omar. Valentina accetta di fare la voltura a 1 euro, ma è l’ultima cosa che fa per lui: si rivolge a un centro anti-violenza. Si è salvata la vita, ma ora ha una vita a debito.
Mauro, invece, dopo aver vissuto un amore travolgente da cui sono nate due figlie, si separa. Ogni mese, puntuale, manda alla sua ex moglie le spese di mantenimento. Vive con sua madre da dopo il divorzio, prendere una casa costa troppo. Ma poi lei si ammala. Lo stipendio non basta, chiede un prestito. Le paga le cure, prende una badante a tempo pieno. Dopo un anno di sofferenze, la madre muore. Ma i debiti di Mauro restano.
Sono solo due delle “vite a debito” che diventano sempre più concrete.
Dall’indagine della Fondazione Operti, su 40mila lavoratori presi in esame, circa il 7,5% è indebitata. In totale sono 2937 le persone con debiti ma le posizioni debitorie arrivano a 3556.
Questo perché ciascuna di loro può avere più di un debito aperto. Anche fino a quattro. Dai dati raccolti, il 15% ha a che fare con i pignoramenti, il 30% con le cessioni del quinto e il 55% con altre tipologie, come prestiti aziendali o Indpap.
Il 54% dei richiedenti sono operai, contro un 46% d’impiegati. Nell’analisi di genere le donne sono meno rappresentate eppure hanno un indebitamento maggiore. La fascia d’età più coinvolta è quella tra i 41 e 55 anni (46, 4%) anche se - dall’influenza del continuo avanzamento dell’età pensionabile - si riscontra una buona fetta di over 56 (40%). Ciò che emerge è che i meno indebitati sono i giovani. Ma dietro a quello che si cela come un buon segnale c’è stato di estrema precarietà. Per fare debito servono garanzie...
La rata mensile del debito più comune sottrae tra i 150 e i 300 euro dallo stipendio. Nell’industria, in un caso su 4, arriva a 450 euro. Nel settore pubblico, più di un caso su 5 supera i 450. Ma ci sono anche altri, come il mutuo sulla casa, che non rientrano sulla busta paga ma esistono. E pesano.
Il segretario generale della Fondazione, Antonio Sansone, evidenzia: «Quest’indagine è solo una fotografia. Rischia anche chi non è mai stato povero. Covid, guerre, inflazione: sempre più vite si ritrovano a debito».
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