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Affitti, in Italia il 35% dello stipendio destinato alla casa

Il dato emerge da un documento della Direzione Strategie Settoriali e Impatto di Cassa Depositi e Prestiti

Affitti, in Italia il 35% dello stipendio destinato alla casa

immagine di repertorio

In Italia, in media, il 35% del reddito netto viene destinato al pagamento dell’affitto, una quota superiore alla soglia del 30% comunemente considerata critica per la sostenibilità abitativa. Il dato emerge da un documento della Direzione Strategie Settoriali e Impatto di Cassa Depositi e Prestiti, che analizza il rapporto tra canoni di locazione e retribuzioni, con particolare attenzione ai territori in cui si registra una maggiore necessità di service housing, ovvero alloggi a canoni inferiori ai livelli di mercato destinati ai lavoratori. Il rapporto utilizza l’Housing Affordability Index (HAI), calcolato confrontando i canoni medi mensili di un appartamento di 60 metri quadrati nei capoluoghi di provincia con le retribuzioni medie nette provinciali, riferite ai lavoratori dipendenti del settore privato non agricolo, esclusi i dirigenti e comprensive di tredicesima. Un valore elevato dell’indice indica una maggiore pressione abitativa.

L’analisi evidenzia che 10 città metropolitane su 14 superano la media nazionale. I casi più critici sono Milano e Roma. Nel capoluogo lombardo l’incidenza dell’affitto sullo stipendio raggiunge il 76%, mentre nella Capitale si attesta intorno al 65%. Milano e Roma figurano inoltre tra le città europee con il rapporto affitto/reddito più elevato, collocandosi rispettivamente al quinto e sesto posto, secondo dati del Deutsche Bank Research Institute. Oltre a Milano e Roma, superano la media nazionale Bologna (48%), Firenze (45%), Napoli (45%), Cagliari (43%), Torino (42%), Venezia (39%), Bari (39%) e Messina (39%). Al di sotto della media si collocano Genova (34%), Reggio Calabria (28%), Palermo (26%) e Catania (25%), le uniche città metropolitane sotto la soglia critica del 30%.

Secondo il report, le differenze territoriali dipendono principalmente dall’aumento dei canoni di affitto, più che dai livelli retributivi, spesso simili tra province. Tra i fattori individuati figurano la crescita degli affitti brevi, i flussi migratori interni verso le grandi aree urbane, l’aumento dei costi di costruzione e dei tassi di interesse, oltre a un’offerta abitativa ritenuta insufficiente. Il documento colloca il fenomeno in un contesto europeo più ampio: nel 2023 circa il 9% della popolazione dell’Unione europea ha speso oltre il 40% del reddito per l’abitazione. In Italia, circa 1,2 milioni di famiglie incontrano difficoltà crescenti nel sostenere i costi abitativi, soprattutto nelle grandi città. In questo quadro, il service housing viene indicato come possibile strumento per migliorare l’accessibilità alla casa e favorire la mobilità lavorativa.

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