l'editoriale
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IL COLLEZIONISTA FOLLE
24 Agosto 2025 - 09:09
A sinistra, Paul Gauguin. A destra, l'opera in questione
PROLOGO
C’è sempre un momento, nelle avventure del Collezionista Folle, in cui la timidezza lo tradisce. Non l’astuzia, non l’occhio acuto da segugio dell’arte perduta, ma quella sua antica, disarmante buona creanza che lo porta a tacere quando dovrebbe colpire dritto al cuore della platea. Così, davanti a una scultura che reca l’impronta inconfondibile di Gauguin, lui abbassa lo sguardo, sorride e cambia discorso. Non per mancanza di prove, perché il marchio “Pg” inciso con la precisione di un sigillo non mente. Ma per quel pudore che gli impedisce di battere i pugni sul tavolo e gridare: “Signori, questa è storia!”. E allora, mentre altri avrebbero già indossato il mantello del ricco mercante, lui resta il sognatore gentiluomo, capace di scoprire tesori e di non monetizzarli mai. Un Don Chisciotte dell’arte che regala al mondo la gloria delle sue scoperte e a sé stesso più leggende che monete in tasca. È la sua maledizione: scoprire tesori senza mai intascarne il valore. In fondo, lo si ama anche per questo: perché il Collezionista Folle, al contrario di tanti furbi, continua a regalare al mondo verità preziose e a sé stesso solo un altro sorriso amaro… e il portafoglio vuoto.
Qui sopra, un dettaglio dell'opera
POPPE AI VENTI
“Chapeau!” esclamò uno dei due ospiti sul terrazzo del Prof. Vincenzo Assetto, che ben aveva ammirato questa tavola lignea senza profferire parola. “Mah, …” sbofonchiò suo figlio non volendo vedere il segno “Pg” inciso sopra l’occhio della donna scolpita con una strana espressione di godimento. Io tacqui per buona maniera ma avrei voluto raccontare, nel corso della cena, quanto ora, di seguito, scrivo a buona memoria. Il veliero “Durance” frangeva le lunghe onde dell’oceano con la prua istoriata dalla scultura di Maria Maddalena, una delle tre sorelle protettrici dei naviganti della marina francese alla volta delle isole della Polinesia, protettorato della Francia. Le tre sorelle non a caso dette “les trois soeurs” che, evocate mangiando la zuppa di cavoli servita nel quadrato di poppa in scodelle ricavate dai gusci vuoti delle noci di cocco, accompagnata dalla brodaglia di acqua salata, i marinai imprecavano dal disgusto. Chi pronunciando “le sorelle troie”, chi disperando della loro protezione essendosi imbarcati con la speranza di trovare un tesoro (le trésor) nelle lontane isole paradisiache dove le donne esponevano le tette al vento e accoglievano i marinai per fare all’amore sotto le palme e la luna. Così si raccontavano i marinai cantando canzoni patriottiche, che con i loro sogni erotici c’entravano ben poco. Tra loro un ufficiale, nella sua sdrucida divisa della marina militare, dopo più di un mese di navigazione senza ricambi. I grandi risvolti bianchi ai polsi avevano preso la tinta delle acciughe pescate a strascico ogni volta che dal pennone il marinaio esperto avvistava i delfini. L’ufficiale si chiamava Victor Segalen, detto Segalin, di origine veneziana, con una famiglia di navigatori e una laurea in medicina alla Sorbona: un ufficiale medico necessario in un bastimento di linea per Tahiti. Quel giorno il mare mosso era causato dalla luna piena, che governa le maree come il ciclo mestruale delle indigene. Quando la scialuppa attraccò all’isola di Hira Oa, Segalen non fu accolto da donne procaci, ma da due gendarmi francesi, che lo condussero all’asta dei beni della “Maison de Jouir” appartenuti al pittore Paul Gauguin, morto pochi giorni prima. La popolazione locale derideva le pitture di Gauguin, benché alcune tele fossero già state acquistate da residenti francesi. Il 2 settembre 1904 il battitore dell’asta faticava a vendere le opere, ritenute visionarie e scandalose, tanto che il gendarme dovette puntare il fucile contro Segalen per obbligarlo a comprare alcuni pezzi: uno specchio con cornice scolpita e una tavola lignea incisa con un ricordo personale di Gauguin. In quell’opera, Gauguin si scolpì con la futura moglie Mette Gad durante un orgasmo condiviso, rappresentando un rituale danese. La sua forza fisica proveniva dalla nonna Flora Tristan, nipote del Re del Perù e scrittrice socialista, avvelenata nel 1884 a Bordeaux dopo una conferenza. L’autenticità dell’opera fu confermata dal comandante, che indicava con l’indice il marchio “Pg” di Gauguin posto sull’occhio della donna, forse per distrarre le suore presenti e riluttanti ad ammirare altri particolari.
Qui sopra, alcuni documenti
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