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Il collezionista folle

La prima legge della magia fa nascere figli maschi

«È il pensiero che crea l’evento», anche a livello cellulare. Un esempio? Eccolo...

 “50 anni con Leonardo tra lucidità e follie attorno alla vita di un genio”

“50 anni con Leonardo tra lucidità e follie attorno alla vita di un genio”

PROLOGO
Chi legge abitualmente questa rubrica sa bene che il Collezionista Folle non è tipo da darsi per vinto. Armato di un intuito che spesso travalica in brillante delirio e di una cultura enciclopedica, che talvolta scivola in esoterismi imbarazzanti, non perde occasione per illuminare i lettori con ragionamenti che definire bizzarri è un eufemismo. Questa volta, però, supera ogni aspettativa, chiamando in causa la prima legge della magia che garantirebbe, secondo lui, addirittura la nascita di figli maschi. E lo fa evocando, con tutta serietà, oscure dinamiche dell’inconscio collettivo, improbabili NFT mentali e quantistiche connessioni cerebrali degne di un film di Nolan. Non pago, invoca anche Leonardo da Vinci, Isabella d’Este e presunte gravidanze indotte da uva radioattiva, lasciando alla nostra perplessa meraviglia un figlio segreto affidato a sacerdoti compiacenti. Prima di giudicare, ricordiamo che la genialità è spesso parente stretta della follia. Non garantiamo figli maschi, ma un po’ di ilarità (e qualche dubbio) sì.

Leonardo da Vinci e l’uva radioattiva


L’inconscio del vicino è sempre più verde di bile invidiosa, benché sia ineluttabile la comune appartenenza all’inconscio collettivo, per cui un pensiero costituito da una stringa di identificazione come un NFT (non fungible token), cioè immagine del tutto immateriale, può coesistere contemporaneamente in due punti vicini e lontani grazie al fenomeno quantistico detto entanglement. Un’idea nasce nello stesso istante in due inconsci di persone che non si conoscono, ed una di queste emergerà con chiarezza nella mente quando la logica razionale cercherà la simpatica correlazione: «Ce l’ho sulla punta della lingua…», oppure «Ho un’idea che mi frulla in mente…», e infine «Eureka! Ci sono!».

Ecco che l’idea prende forma cosciente, diventando reale, in uno dei due punti in cui si era formata inconsapevolmente grazie a un desiderio. Un’ipotesi non peregrina ma che corrisponde alla prima legge della magia: quella secondo cui «È il pensiero che crea l’evento», anche a livello cellulare. Un esempio? Un turco aveva una moglie ricca dagli occhi bellissimi ma con una bocca orribilmente storta, segnata da una smorfia disgustosa. Confidandosi con un medico, chiese come potesse auspicare la nascita di un figlio maschio che somigliasse a lui e non alla madre. «Non c’è che la forza del pensiero», rispose il medico, «mentre farai l’amore con tua moglie, senza guardarla. Cerca di pensare fortemente alla tua migliore fotografia fino all’avvenuta eiaculazione». Così fece, e il figlio nacque a sua immagine e somiglianza. Lo stesso fenomeno avvenne quando Isabella d’Este, figlia del Duca Ercole di Ferrara e promessa sposa al Marchese di Mantova, si recò a Milano in visita a sua sorella, moglie di Ludovico il Moro, in occasione di una festa organizzata da Leonardo da Vinci. Isabella avrebbe voluto portare come dono di nozze la promessa di partorire un figlio maschio. Essendo di natura gagliarda, sottopose il desiderio a Leonardo che ben sapeva come potenziare il proprio pensiero, trasferendolo nell’inconscio di Isabella utilizzando rocce magnetiche appese tramite una collana bilanciata, una tra le scapole e l’altra sul petto.

In questo modo, dopo aver offerto a Isabella un acino d’uva contaminata da quarzite radioattiva, e aver assunto egli stesso un altro acino, Leonardo si mise in reciproca risonanza mentale con Isabella, infondendole con il pensiero l’ordine di rimanere incinta di un maschio. Ai giorni nostri, alla scienza non è ancora chiaro come avvenga il fenomeno della partogenesi indotta dall’inconscio, ma 500 anni fa avvenne davvero; Isabella rimase incinta dopo l’esperimento compiuto per gioco con Leonardo. Il suo matrimonio fu ritardato di un anno, giusto il tempo di dare alla luce un bambino che, invece di essere annegato come un gatto, venne affidato ai preti di Vimercate insieme a una ricca donazione affinché mantenessero il segreto. Quale fu il destino di questo bambino è un’altra storia che il professor Martin Kemp, docente all’Università di Oxford, cercò di tramandare occultandola tra le righe del suo recente libro, “50 anni con Leonardo tra lucidità e follie attorno alla vita di un genio” (Editore Rizzoli). Ma qualcuno riuscì a recuperarla. Ora indovinate chi (Soluzione: chi firma questo articolo).

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