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«Alex ha ucciso suo padre. E grazie a lui ora sono viva»

MariaCaiola
«Con lui in casa, eravamo continuamente sotto assedio. Psicologicamente a terra e quasi incapaci di reagire. Abbiamo iniziato a registrarlo perché pensavamo, io e i miei figli, che ci avrebbe ammazzato, prima o poi. E volevamo lasciare una traccia ai posteri: perché si sapesse chi era stato». È stata lunga e sofferta ieri la testimonianza di Maria Caiola, moglie di Giuseppe Pompa, il 52enne assassinato il 30 aprile 2020 dal figlio Alex, intervenuto per difendere la donna dall’ennesima aggressione.

Ieri, davanti alla corte d’assise presieduta da Alessandra Salvadori, la madre di Alex ha ripercorso anni di angherie, fisiche e psicologiche. «Evitavo ogni cosa - ha detto rispondendo alle domande del pm Alessandro Aghemo - non andavo alle cene aziendali e facevo di tutto per non provocare liti. Ma lui se la prendeva comunque con me, ogni giorno, per qualsiasi pretesto. Non ne potevo più e non sapevo più cosa fare». «

Pretendeva - ha specificato la donna, sentita come teste - che quando andavo in pausa, al lavoro, gli scrivessi “Ciao ”, così lui mi chiamava e mi ricopriva di insulti. Poi finiva la telefonata e mi richiamava altre volte. Quando finivo il turno ero obbligata a scrivergli “sono nello spogliatoio”. Se non lo facevo, quando arrivavo a casa era la guerra». «Gli dava fastidio - ha proseguito la donna - anche che io sorridessi. Era un violento, malato di gelosia. Mi lasciava lividi sulle braccia quando mi stringeva. Mi colpiva al petto e dopo le urla e gli insulti pretendeva prestazioni sessuali».

Un inferno durato anni, quello narrato dalla teste in lacrime, che ha ricordato: «Il giorno in cui è morto mi ha fatto 101 telefonate. Quella sera è andato oltre ogni limite. Alex ci ha difesi e ci ha salvato la vita. Se non fosse per lui non sarei qui». Il giovane imputato, che si è recentemente diplomato, nonostante le avversità della vita, è difeso dall’avvocato Claudio Strata.

«Abbiamo pensato molte volte di rivolgerci a un’associazione - ha affermato ieri la madre di Alex - ma avevo paura delle conseguenze di lui. Le angherie sono durate anni. Alex durante il lockdown ha patito particolarmente le sfuriate quotidiane del padre. Il fratello Loris andava a lavorare. Ma Alex faceva lezione in Dad e lui, dall’altra stanza, era furioso. La sera del 30 aprile ho detto che volevo separarmi: è andato su tutte le furie. Sentivamo dentro di noi che ci avrebbe ammazzato. Era terribile, una litigata peggiore del solito. Mi sono allontanata e sono andata in bagno per struccarmi. Ho sentito che mio marito urlava “Fatevi sotto”, e che si azzuffavano».
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