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«È vero, ho colpito quello spacciatore ma non ero in me. Gli ho chiesto scusa»

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Nel riquadro il poliziotto indagato (la foto del Palazzo di Giustizia di Torino è di Depositphotos)

Cinquantasei anni compiuti ieri, il giorno in cui è stata (quasi) messa la parola fine sul processo che lo riguarda, dopo che la procura ha dato l’ok per la sua messa alla prova. Trentaquattro anni in polizia e 26 alla squadra mobile. Nell’ufficio dei Falchi, una parete tappezzata di attestati: encomi e lodi. Uno degli ultimi riguarda la donna che salvò due anni fa, quando stava per gettarsi dal ponte di corso Vittorio. Per Enzo R., il poliziotto indagato dal pm Francesco Pelosi per avere schiaffeggiato un pusher lo scorso marzo durante un fermo, il processo è quasi al termine. Ieri l’avvocato difensore Saverio Ventura ha chiesto al gup la messa alla prova. Il pm ha dato parere favorevole e il giudice Luca Fidelio ha chiesto di redigere un progetto.

«In quasi 35 anni di servizio - racconta Enzo R, che ieri, quando è uscito dal Palagiustizia, è stato accolto dai colleghi - non ho mai avuto problemi, nessun richiamo. Anzi. Mi consideravano un mediatore. Poi ho fatto quello sbaglio, che è durato 30 secondi. Ero stressato e c’era la concitazione del fermo. Non mi era mai successo. Mi è spiaciuto e mi sento in colpa per i due colleghi più giovani che erano con me». Un errore che l’agente ha pagato caro finora, perché è stato sospeso dal servizio con lo stipendio dimezzato. «Non è stato facile - spiega il poliziotto - mia moglie è casalinga e ho due figli. Uno sta lottando da dieci anni contro la leucemia. I miei colleghi, quando sono entrato in questo incubo, mi hanno sostenuto moralmente ma non solo. Ogni mese facevano una colletta per aiutarmi a mantenere la famiglia. Non so come ringraziarli. Vorrei fare la messa in prova con un lavoro socialmente utile. Magari con i ragazzi disabili. E spero di rientrare presto in servizio. La polizia è la mia vita, la mia passione».

L’episodio dello spacciatore, avvenuto in corso Racconigi, era stato ripreso da un passante, che aveva fatto denuncia. Il pusher, sorpreso mentre cedeva una dose di eroina, non aveva intenzione di querelare. «Gli ho chiesto scusa al processo - ha spiegato l’agente - e quel giorno, quando era con noi in ufficio dopo il fermo, abbiamo ordinato pizza e acqua anche per lui. Abbiamo mangiato insieme, noi dei Falchi e lui». In quel momento, era già per tutti acqua passata. Ma la giustizia fa il suo corso.

Il nome di Enzo in questura è conosciuto. Un uomo mite, equilibrato, esperto, dicono di lui. Tutti ricordano quando tre anni fa tirò giù da un albero un ragazzo che voleva impiccarsi dopo essere stato lasciato dalla fidanzata. Era sera al Valentino. Enzo R, mentre lo rianimava, aveva messo da parte per lui la rosa rossa e il mattoncino Lego che avrebbe voluto lasciare alla sua amata.

«Ho scelto di lavorare contro la droga - spiega Enzo R. - per aiutare gli altri. E’ una piaga sociale». C’è stato Tossic park, il boom della coca. Poi è tornata l’eroina. «Da due o tre anni la rivediamo - racconta l’agente - la vendita al minuto è moltiplicata. Costa pochissimo e i pusher sono ovunque. Spero di continuare a dare quello che ho sempre dato perché amo il mio lavoro».

Elisa Sola

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