Domenica 22 agosto, nella tarda serata, un detenuto italiano ristretto presso il carcere di Torino, con problemi psichiatrici, ha messo a soqquadro l’intera sezione detentiva tenendo in “allarme” tutto il personale di Polizia Penitenziaria presente. Il detenuto, che voleva colloquiare con solo due agenti, si è procurato vari tagli nel corso della lunga "trattativa", protrattasi oltre la mezzanotte, rendendo necessarie le cure del caso. Lo scarso personale, pur di garantire idonee condizioni di sicurezza e agibilità interne, ha dovuto rinunciare alla consumazione del pasto serale e solo grazie a tale sacrificio ed all’alto livello di professionalità degli addetti del Corpo, investiti da invettive e minacce di ogni tipo, la situazione non è degenerata e non sono stati coinvolti altri appartenenti alla popolazione detenuta.
A denunciare l’episodio è l’O.S.A.P.P. - (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) per voce del segretario generale Leo Beneduci. “Quanto accaduto è il risultato di una politica penitenziaria attuata in assoluta disattenzione riguardo ai rischi connessi alla massiccia presenza in carcere di detenuti con problemi psichiatrici anche gravi (che negli istituti di pena “ordinari” e a contatto con la restante popolazione detenuta non dovrebbero stare) nonché di completa noncuranza riguardo alle precarie condizioni di lavoro del personale di Polizia Penitenziaria spesso lasciato in una sola unità a operare nelle sezioni detentive in assoluta ristrettezza di mezzi e di supporti, anche con 100/150 detenuti contemporaneamente presenti", spiega il segretario.
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"Quella di Torino, peraltro, costituisce l’ennesima riprova che, l’assenza di una fattiva politica penitenziaria nazionale, la mancanza di scelte pertinenti e il difetto di una legislazione che ha previsto la soppressione degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari senza porre in essere adeguate alternative e ha, persino, ammantato di esasperato buonismo in grado di lasciare del tutto impunita qualsiasi violenza interna al carcere, per nascondere la persistente assenza di risultati rieducativi del carcere in Italia e con ciò ponendo a esclusivo rischio l’incolumità fisica del personale di Polizia Penitenziaria e con gravi ricadute per la sicurezza dell’intera collettività. Chiediamo, quindi, - conclude il leader dell’O.S.A.P.P. l’intervento immediato della Ministra della Giustizia Marta Cartabia, affinchè si realizzi una effettiva inversione di tendenza nelle carceri in Italia destinate a diventare una vera e propria giungla in cui a prevalere saranno, come già spesso accade, i più violenti anche dal punto di vista prettamente criminale”.
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