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«Abbiamo perso tutto». E ora c’è chi accusa: «Rogo sottovalutato»

Sfollati

Vestiti, documenti, altri oggetti personali. Tanto, se non tutto, è andato perduto in quei 3mila metri quadri andati a fuoco nell’isolato di fronte alla stazione di Porta Nuova. «Uno sogna per anni di abitare nel centro di Torino - racconta Roberto Romagnoli, che in quei palazzi risiede da quattro anni -, e una mattina vede andare tutto in fumo». Roberto, nell’incendio ha perso anche degli oggetti d’arte e racconta come ha appreso la notizia: «Ero in campagna, mi hanno telefonato gli amici. Adesso ho trovato sistemazione da mio fratello». Chi ha perso tutto è anche Francesca, una giovane che vive dove ci sono le mansarde: «Abito qui da 15 anni, li ho visti andare tutti quanti in fumo. Ho perso anche cose che avevo molto a cuore come la tesi di laurea».

La mattinata, sotto i portici blindati e nastrati per sicurezza, trascorre con gli sfollati davanti al furgone dei pompieri, in fila. I vigili del fuoco chiamano ognuno per cognome, e se c’è la possibilità fanno entrare in casa per recuperare l’essenziale. Angelica è arrivata tre giorni fa per stare insieme al suo fidanzato. «Posso ritenermi fortunata - spiega - perché avevo tutto nel trolley, quindi non ho perso nulla. Quando la signora del piano di sotto mi ha avvertito dell’incendio, la prima cosa che ho portato via è stata la mia chitarra». In fila ad attendere il suo turno anche Aldo: «Devo prendere il computer e le chiavi della macchina. Per adesso resto in hotel, poi andrò a Milano».

Finora, solo due famiglie hanno approfittato della struttura di via Ribordone, l’hotel Sharing, che il Comune ha messo a disposizione. Residenti disperati, ma anche i commercianti sono affranti. Francesca Mancini di Add Editore racconta che «solo pochi giorni prima avevamo fatto una riunione ed eravamo contenti di ricominciare a lavorare. Abbiamo dodici dipendenti, chissà in che condizioni sono pc e libri». Danno patrimoniale, che si rifletterà anche sui mancati incassi futuri. Domenico Giustra, che ha un chiosco di libri in piazza Carlo Felice, fuma sigarette nervosamente: «Siamo di fronte a Porta Nuova, con un passaggio enorme di persone. Ora non transita più nessuno e chissà quando potremo tornare al lavoro. Non sono un esperto - afferma -, ma qui passeranno mesi prima che tutto torni alla normalità. E a chi andrò a chiedere i danni per i soldi che non incasserò?».

Samuel Minervino, pasticcere, si augura che venga messa subito in sicurezza «almeno la parte commerciale, altrimenti sarà un’altra mazzata. Da frighi e congelatori ho dovuto buttare tutto e ho paura delle infiltrazioni, perché per spegnere le fiamme i pompieri hanno usato molta acqua. Tra Covid e questo disastro, anche nel 2021 non ci siamo fatti mancare nulla». Claudio Carenzo di Equipe Diffusion, passeggia col cagnolino in braccio e critica le attività di soccorso: «Sono arrivati con tre camionette, come se stesse bruciando una mansarda. Avrebbero dovuto mandare più uomini fin dai primi minuti. E all’inizio dalle pompe non usciva nemmeno l’acqua».

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