l'editoriale
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12 Settembre 2021 - 08:02
Montagnole di rifiuti alte circa cinque metri, qua e là qualche auto smontata e pneumatici in quantità industriale. L’ultima eredità del campo nomadi di via Germagnano si trova sotto la tangenziale che porta a Caselle. Dopo aver speso 950mila euro in tre anni per ripulire la maggior parte de rifiuti prodotti in questi anni dagli zingari dell’ex campo rom, la Città si prepara all’ultimo esborso necessario per rimuovere tutte le masserizie accumulate nel primo campo abusivo. Ossia gli ultimi 50mila euro che porteranno il totale della maxi operazione a un milione di euro. Una cifra mostruosa ma messa nero su bianco dai numeri snocciolati dal Comune (285mila euro la spesa nel 2019, 295mila euro la spesa nel 2020 e 400mila euro la spesa nel 2021, anno in corso). Tanto è costato pulire il campo della discordia per eccellenza della nostra città. Una vera Atlantide dei rifiuti, per anni (troppi anni) dimenticata dalle varie amministrazioni che si sono susseguite. E così il prezzo delle bonifiche, come era facile aspettarsi, non ha fatto altro che lievitare e crescere di continuo.
L’ultima salita
Entro la fine del mese di settembre o al massimo entro metà ottobre l’amministrazione comunale completerà il percorso di “liberazione” di via Germagnano. Una vera e propria sfida che di fatto ha lasciato, come prevedibile, qualche strascico. A cominciare dalle occupazioni delle case popolari, proprio a opera di famiglie provenienti dalla baraccopoli, e continuando con le ingenti spese di bonifica. Rimozioni che sono state affidate ad Amiat e che hanno visto, al momento, la completa chiusura del lotto 1 (quello del campo regolare, a fianco di Enpa) e del lotto 3 (il secondo campo abusivo a due passi da Amiat). Le montagne di giocattoli e oggettistica varia fotografate nei giorni scorsi - si trovano, invece, all’ingresso dell’ex accampamento abusivo non autorizzato. «Ci sono ancora alcuni cumuli di immondizia - ha spiegato l’assessore all’Ambiente della Città di Torino, Alberto Unia -, ma siamo convinti di chiudere questa pratica entro un mese. Non oltre. Sicuramente, per come stavano le cose, cinque anni fa si tratta di un risultato incredibile, per noi e per i cittadini del quartiere».
L’inizio della fine
Solo chi è entrato almeno una volta in via Germagnano sa cosa si poteva trovare da queste parti fino a due anni fa, quando Palazzo Civico ha cominciato a far smantellare le prime casette vuote. Rifiuti, topi, bambini che camminavano scalzi in mezzo al fango, baracche bruciate nelle faide tra clan e poi minacce e vandalismi contro i lavoratori Amiat e il canile rifugio. Compreso il vile assalto degli zingari del dicembre 2017 all’Enpa. Quando alcuni rom hanno rovesciato le gabbie con dentro cani e gatti dell’ambulatorio, spaccato vetri, sradicato le porte e le finestre, danneggiato computer, impianti, apparecchiature medicali, mobilia, medicinali. Circa 100mila euro di danni. Storie che più volte il nostro giornale ha raccontato, con tanto di denunce dei diretti interessati, e che ora resteranno nel libro dei ricordi insieme ai roghi appiccati alle discariche. Dopo la bonifica la palla passerà al bando pubblico che si rivolgerà a privati interessati a investire e a cancellare, definitivamente, quell’orrore che per anni e anni più amministrazioni hanno ignorato. Nascondendo la polvere sotto a un tappeto.
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