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La ladra non va mai in cella: «Deve badare ai suoi nove figli»

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La prima condanna per furto era arrivata quando il primo dei suoi nove figli aveva un anno, nel 2006. La donna, appartenente a una famiglia rom e residente a Nichelino, era riuscita ad evitare la reclusione per via della maternità. Da allora non ha mai smesso di rubare. Negli anni successivi, ha commesso oltre dieci reati - furti, ricettazioni, rapine - ma ha sempre evitato la carcerazione (a eccezione di ingressi transitori della durata di qualche giorno) perché ha partorito altri otto figli, tra il 2007 e il 2020. Le domande di differimento pena per maternità, sporte dall’avvocato difensore Domenico Peila, sono sempre state accolte.

Fino allo scorso autunno, quando il magistrato di sorveglianza, dopo che alla donna vengono notificate due nuove misure di custodia cautelare per furto e rapina impropria - reati commessi durante il lockdown – ordina la detenzione i carcere per la donna. È la fine di settembre quando scatta la detenzione e la madre (che era ai domiciliari per un altro furto), viene trasferita alle Vallette con l’ultima figlia di un anno e mezzo. Fino all’anno di età del figlio il differimento della pena è obbligatorio, mentre quando il figlio ha da uno a tre anni è facoltativo.

Era la prima volta, dopo 15 anni e tre pagine di precedenti, che la madre varcava le porte di un carcere per restarci. Dopo il penultimo colpo del 2021 (un furto in un cantiere) la ladra recidiva era riuscita ad ottenere ancora una volta i domiciliari, perché il marito era detenuto e il fatto che fosse sola con nove figli aveva pesato sulla valutazione dei magistrati. Ma dopo l’ultimo furto commesso a poca distanza dal precedente, nemmeno l’ultima maternità le ha consentito di evitare la cella.

La sua è stata però una detenzione lampo. Nei giorni scorsi il tribunale di sorveglianza, accogliendo la domanda della difesa, ha disposto la detenzione domiciliare con braccialetto elettronico, come misura alterativa al carcere. «Il tribunale ha tenuto conto del fatto che i bambini – precisa l’avvocato Peila – hanno bisogno di crescere in casa con la madre. Finché vivevano a Nichelino con lei sono sempre andati a scuola e sono seguiti dai servizi sociali. Con la madre detenuta vivevano dalla nonna a Settimo, in un terreno distante chilometri dal paese».

«Risulta prevalente - scrivono i magistrati di sorveglianza - la necessità di agevolare la frequenza scolastica dei figli minorenni e garantire loro il sostegno genitoriale: sussistono quindi i presupposti per l’accoglimento della domanda dal momento che la detenuta è madre di nove figli tutti minorenni di cui tre con età inferiore ai dieci anni». I giudici hanno invece respinto la domanda di differimento di esecuzione della pena finora prorogata per maternità per «l’elevato pericolo di reiterazione del reato».

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