Finire in galera a 64 anni, dopo una carriera praticamente conclusa e aver lasciato lo studio ad una giovane dottoressa, è qualcosa che Luigi Trapani, medico di base, non si sarebbe mai aspettato. Eppure un’ombra nel suo passato c’era, qualcosa che lo tormentava e che non lo ha mai abbandonato, facendolo ripiombare nell’indicibile vizietto, che per lui significa il baratro. Questa, almeno, è la tesi della squadra mobile della polizia che ieri ha arrestato e condotto in carcere il professionista, accusato di violenza sessuale. Ad accusarlo una donna, «nel gennaio scorso ho subito abusi sessuali», ma anche altre cinque che hanno confidato (per ora, però, non tutte hanno querelato), d’aver subito le attenzioni del dottore almeno dal 2013 e fino a pochi mesi fa. Donne italiane e straniere che avrebbero ricevuto «carezze improprie» da parte del medico mentre le visitava nei sui studi, entrambi nel quartiere Barriera di Milano, uno in via Fossata (un gabinetto medico condiviso con altri colleghi) e l’altro in corso Palermo. Gli inquirenti sono propensi a credere alle denunce delle donne, anche perché, nel 2009 Trapani era stato condannato, sia pur a una pene mite, sempre per lo stesso reato. Una pagina oscura della vita del medico che, per ottenere la riabilitazione da parte dell’Ordine, si era sottoposto ad una serie di sedute di psicoterapia per guarire il suo male oscuro. E per un certo periodo sarebbe stato così, «ce l’ho fatta», aveva confidato l’uomo alle persone a lui più vicine. Ma come per ogni dipendenza, la ricaduta è sempre dietro l’angolo e, secondo le tesi dell’accusa, Trapani ci sarebbe ricascato. «Mentre mi visitava ha messo la mano proprio lì - ha detto una delle vittime - e mi ha palpato». Insomma, non proprio una visita ginecologica, ma qualcosa di molto diverso, «si soffermava, accarezzava, guardava», ha aggiunto un’altra donna. Ma forse Trapani non si è fermato lì, sospetta la polizia, e, verosimilmente, avrebbe osato di più, benché all’uomo viene contestata la sola violenza sessuale, cosa diversa dallo stupro che, nei casi presi in esame, non si sarebbero mai verificato. Insomma si tratterebbe di abusi sessuali neppure mascherati con improbabili scuse, ma effetti di una devianza per la quale, almeno secondo chi conosce e difende il medico, «il carcere sembra davvero troppo». In ogni caso, prima di qualsivoglia giudizio, si attendono le carte e le dichiarazioni circostanziate delle presunte vittime. Ora il dottore è in carcere, in isolamento, è sorvegliato giorno e notte ed è difeso dall’avvocato Luigi Mandrone.
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