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L’arcivescovo: «Provo solo vergogna». Le parole di Nosiglia dopo la tragedia

monsignor nosiglia gn

Il lavoro al centro dell’incontro natalizio - l’ultimo - di monsignor Cesare Nosiglia con i giornalisti. Il lavoro con le sue tragedie, dalla morte dei tre lavoratori precipitati in via Genova, alla mancanza di futuro per quelli dell’Embraco, una cui delegazione sarà presente alla messa di Natale in Duomo.

«Tragedie come questa sono la nostra vergogna. Io sento vergogna» ha detto l’arcivescovo a proposito di via Genova. «Qui non è un terremoto, un virus a colpirci, ma il dover constatare che non siamo ancora capaci, come società civile, come politici, come legislatori, di mettere la sicurezza della vita al primo posto, in ogni campo di attività. Il problema va affrontato seriamente, in modo continuato da parte delle istituzioni, di tutti coloro che hanno in mano il problema del lavoro». «Questo doloroso evento purtroppo - sottolinea Nosiglia - è uno dei tanti episodi incresciosi che succedono ormai di frequente anche nella nostra città e, in genere, nel nostro Paese. Per questo non possiamo e vogliamo più limitarci a deplorare le cause che determinano simili avvenimenti. Ma nemmeno dobbiamo solo chiedere che si attivino le necessarie verifiche e controlli sul lavoro pure necessarie, ma non esaustive».

Risposte che la politica non ha dato neppure sul caso Embraco. «La fabbrica sembra non avere più futuro - osserva l’arcivescovo -, ma le persone sono ancora lì e la loro vicenda continua a interpellarci. Non cesserò mai di impegnarmi verso le istituzioni e ogni altra realtà economica a provare vie e modalità nuove per rendere possibile una ripresa del lavoro di questi carissimi amici e loro famiglie che hanno segnato con il loro dramma la mia vita di vescovo in questi ultimi anni». Ecco quindi che la presenza di questi lavoratori, con le loro famiglie, alla celebrazione più significativa dell’anno, acquista una valenza di straordinaria importanza.

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