l'editoriale
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11 Gennaio 2022 - 08:15
«Il braccio mi fa ancora male, quella è gente pericolosa». Così la presidente del comitato TorinoinMovimento Federica Fulco commenta il fatto che l’ha vista, suo malgrado, protagonista lo scorso sabato in piazza Castello, in pieno giorno, quando un gruppo di ragazzini si è riunito e ha lanciato una pietra colpendole il braccio. «Ero a passeggio con una bambina, per fortuna non l’hanno presa altrimenti sarebbero stati guai. Non appena hanno tirato la pietra sono scappati via quei delinquenti». La richiesta della presidente del comitato è la stessa che hanno mosso tante altre vittime delle babygang che da diverse settimane a questa parte stanno terrorizzando il centro città. Ossia: «Maggiori controlli e maggior sicurezza, prima che ci scappi il morto».
Del resto sono sempre più frequenti le denunce contro i giovanissimi che si ritrovano tra piazza Castello e Palazzo Nuovo. Pochi giorni prima di Natale gli agenti del nucleo operativo avevano denunciato due ragazzini: hanno 15 e 17 anni, studenti, incensurati, componenti della banda "di Sant'Ottavio", come viene chiamata la gang nelle chat con cui si vantavano delle loro imprese: per lo più rapine ai danni di minori. Ma non solo. A inizio dicembre cinque giovani hanno accerchiato in via Verdi un uomo di 37 anni, che aveva almeno il doppio dei loro anni. Secondo gli investigatori, le bande liquide composte da giovani, spesso di origine straniera che si aggregano per commettere aggressioni e rapine, sono almeno tre. Gli ultimi due denunciati facevano parte della banda che il 28 novembre aveva accerchiato tre ragazzini in via Giulia di Barolo angolo corso San Maurizio per rubare loro un portafoglio di Gucci con poche banconote dentro e un paio di auricolari. Due complici di 15 e 16 anni erano stati arrestati subito dopo il fatto. I carabinieri della compagnia San Carlo avevano identificato 32 giovani, tutti minorenni e quasi tutti di origine nord africana.
Queste bande per loro natura non hanno una composizione fissa, per questo sono chiamate “liquide”, ma sono comunque capeggiate da trascinatori che ricoprono ruoli di leadership. Sono composte da giovani che vivono nelle periferie della città e che vogliono impossessarsi dei marchi del lusso che non possiedono e per riuscire nei loro intenti sono disposti a tutto. Uno scenario già visto con le bande dello spray di piazza San Carlo e con le devastazioni dell'ottobre 2020 per le vie del centro.
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