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Bastoni sui carabinieri e uova con la vernice: otto feriti al corteo

Manifestazione
In cinquemila al corteo, tutti studenti medi. Erano anni che non scendevano in piazza così numerosi. E la manifestazione, cominciata alle 9,30 a Porta Susa, sarebbe stata un successo pieno se una ventina di incappucciati non avessero tentato di dare l’assalto alla sede dell’Unione Industriali in via Fanti. I carabinieri che dietro la cancellata presidiavano l’edificio, sono stati presi a bastonate e il bollettino medico parla chiaro: otto feriti. Tra loro, due hanno dovuto ricorrere alle cure ospedaliere, un funzionario di polizia e un ufficiale dei carabinieri. Altri sei militari dell’Arma e una manifestante, invece, sono stati medicati sul posto. Accesi fumogeni e falò per bruciare i simboli del potere industriale, fatti esplodere petardi.

Dunque, tafferugli in via Fanti, ma studenti composti davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale in corso Vittorio Emanuele e, infine, un ultimo tentativo, sventato dallo schieramento delle forze dell’ordine, di raggiungere piazza Castello. Attorno alle 14,30 il corteo si è sciolto di fronte a Palazzo Nuovo e non al Campus Einaudi, come era stato comunicato in questura. Degno di particolare nota l’atteggiamento delle forze dell’ordine che hanno difeso presidi e confini senza alzare i manganelli e pagando un prezzo alto, quello dei feriti. Ma l’atteggiamento cauto della polizia ha fatto sì che la situazione non degenerasse e che quei 20 scalmanati potessero essere identificati (16 sono di Aska, responsabili anche della distribuzione delle uova colorate) e ora saranno denunciati dalla Digos per violenza e lesioni a pubblico ufficiale.

Dunque, una strategia gestita con intelligenza da chi ha comandato la piazza. Per tale compito il questore Vincenzo Ciarambino ha saggiamente scelto quattro giovani donne in divisa, ma di vecchia scuola e di lungo corso: Raffaella Fontana, Cecilia Tartoni, Raffaella Fassone e Valentina Irrera che con sangue freddo hanno saputo gestire una situazione che per un niente poteva diventare esplosiva. Gli esponenti di Askatasuna hanno creato uno spartiacque tra gli studenti, dividendoli tra favorevoli e contrari all’attacco all’Unione Industriale. «C’è stata la volontà di far capire la posizione degli studenti rispetto a Confindustria che entra all’interno dei processi didattici portando lo sfruttamento e l’interesse dei privati», spiega Dumtru Ibrahim Cazacu, studente del Cattaneo e membro del Fronte della Gioventù Comunista (Fgc), uno dei movimenti che ha organizzato la mobilitazione insieme alla Consulta studentesca, Last e Ksa. «Non volevamo sfondare ma fare un’azione simbolica», assicura Lorenzo Filippini, del Bodoni-Paravia, una delle numerose scuole occupate.

Molti studenti però hanno preso le distanze. «È stato un atto sbagliato volto soltanto a provocare le reazioni delle forze dell’ordine - sottolinea Federico Chiavazza, rappresentante della Consulta del liceo Regina Margherita -. Purtroppo in questo corteo ci sono infiltrati dei centri sociali che non c’entrano nulla con noi e che stanno generando tensioni anche all’interno delle scuole durante l’occupazione». Uno degli obiettivi del corteo era la prefettura in piazza Castello. «Ci hanno bloccati in via Po impedendoci di manifestare per i nostri diritti», fa presente Simon Vial, uno degli organizzatori della mobilitazione che si protrae ormai da settimane contro il modello di alternanza scuola-lavoro che ha causato la morte di due studenti Lorenzo Parelli e Giovanni Lenoci.

«Con la Dad e la pandemia l’alternanza è peggiorata e in molti casi non è proprio stata fatta - spiega Rebecca Di Francescantonio, dell’istituto Giolitti-, siamo qui perché a scuola non si riesce più a socializzare, tra intervalli negati e banchi monoposto, e siamo davvero stufi anche di non poter più viaggiare». Sotto accusa anche il secondo scritto reintrodotto dal ministro Bianchi alla maturità: «Dopo due anni di Dad - spiegano un po’ tutti i ragazzi - non siamo pronti per affrontare un esame di questo tipo».
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