Quando l’ha visto aprire la portiera, senza neanche abbassare il finestrino per chiederle il prezzo, ha capito tutto. Quell’uomo era un cacciatore sadico. Lei, la sua preda. Neanche il tempo di urlare, di tentare una fuga disperata liberandosi dai lunghi tacchi in tinta con il vestitino, e ce l’aveva addosso. Con quel ghigno da pazzo appena intravisto mentre le afferrava un braccio, il puzzo di alcol dell’alito e dentro l’abitacolo in cui, dopo una raffica di calci e pugni, si è ritrovata un attimo dopo.
Inizia così, con una ragazza sequestrata e un'auto che sfreccia via verso la Torino-Milano, un'altra notte di questa periferia che neanche 12 ore prima aveva visto un 30enne marocchino seminare il terrore con un lungo coltello da macellaio in pieno giorno. La strada è la stessa: corso Giulio Cesare. Nel tratto da piazza Derna in su che, al calar del sole, diventa una vetrina di ombre che si allungano sui marciapiedi, crocevia di segreti, di amanti e criminali che si dividono la notte.
A Maria (la chiameremo così), portata a Torino dall’Albania, i signori del mercato del sesso che piazzano donne come fosssero manichini, è stato assegnato l’angolo con via Oxilia. Ed è qui che, nelle primissime ore di giovedì, viene aggredita. Un'auto accosta, si apre la portiera, il motore resta acceso. Un uomo scende, le piomba addosso, la strattona. Maria prova a divincolarsi, cerca di urlare. Lui le tappa la bocca. Calci, pugni. La povera ragazza viene buttata dentro. Pugni sui vetri che si appannano, gomme che stridono sull’asfalto.
La macchina sgomma via: corso Giulio, lungo Stura, via Puglia. In strada Settimo il maniaco inchioda. Maria prova ad aprire la portiera, lui la trattiene, la morde sul braccio. Ma la disperazione vince sulla perversione, la porta si apre. La ragazza, con il suo vestitino sgualcito, il braccio che sanguina e il volto pesto, riesce a salire su un taxi. Torna indietro, forse spera che il protettore, non vedendola da un pezzo, la stia aspettando. Ma pochi istanti dopo, quando il tassista è già andato via, l’incubo che credeva fosse finito le si manifesta davanti. Stesso ghigno, stesso fetore di alcol. E questa volta è armato. Con un lungo coltello militare con la lama seghettata stile Rambo. Maria corre via, butta a terra la borsetta, lui la prende. Poi cerca di raggiungerla.
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Ma poco distante c’è stato un incidente, gli agenti della municipale che stanno facendo i rilievi la vedono, disperata, chiedono supporto alla polizia. Il commissariato Barriera di Milano è a due passi, la prima volante è lì dopo un istante, l’aggressore - mentre la vittima viene portata al Giovanni Bosco da cui verrà dimessa dopo parecchie ore con diversi giorni di prognosi - finisce in manette, accusato di sequestro di persona, lesioni e rapina. Quali fossero davvero le sue intenzioni, al momento, nessuno lo sa. Le certezze sono poche. Una su tutte: voleva farle del male. I dubbi tanti. A partire dal più inquietante: Maria è stata la prima?
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