l'editoriale
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06 Luglio 2022 - 07:53
Un tappeto di sporcizia mista a fango, foglie secche e fastidiosi insetti. Il biglietto da visita per il rifugio antiaereo degli ex mercati generali di via Giordano Bruno, in zona Filadelfia, è un passato ormai sbiadito nel tempo. Una struttura che vive in un limbo, nascosta dalle piante che hanno trasformato l’area circostante in una foresta. Ci sono rifiuti ovunque e persino del pentolame, forse appartenente a qualche clochard di passaggio. Un declino inesorabile, quanto quello dell’intero parcheggio olimpico a fianco. Correva l’anno 2015 - tuttavia - quando la Soprintendenza, su richiesta dell’attuale consigliere di Lista civica della Circoscrizione 8, Alessandro Lupi, si dichiarava disposta a fare il possibile per tutelare la memoria storica del vecchio rifugio. Le cose non sembrano andate per il verso giusto, come sanno bene i residenti della zona. Autori di raccolte firme ed esposti, con preghiera di tutela del patrimonio storico e culturale.
DUE PESI E DUE MISURE Sul tema manutenzioni e restauri Torino sembra divisa in due. Alcuni tra i più grandi rifugi antiaereo della città, che durante la seconda guerra mondiale hanno dato rifugio durante i bombardamenti a centinaia di torinesi, sono in parte già visitabili. Un esempio su tutti è piazza Risorgimento, un altro è piazza Palazzo di Città. Poi ci sono le ex Carceri Nuove mentre per altri, come appunto gli ex Mercati generali di via Giordano Bruno, si è parlato a profusione di lavori di restauro che alla fine della fiera sono sempre rimasti sulla carta.
L'APPELLO «E’ una battaglia che porto avanti da tre legislature - protesta il consigliere Lupi -. Mi piange il cuore a vedere le condizioni di quel rifugio sotterraneo. Quasi “divorato” dal degrado che sta prendendo piede in superficie». Un problema su cui la Circoscrizione 8, a dirla tutta, si sta spendendo da tempo. «Il rifugio antiaereo di via Giordano Bruno - precisa il presidente, Massimiliano Miano -, come tutte le strutture che rievocano momenti importanti della vita di un Paese va tutelato e restituito alle generazioni attuali e future. Quello dell’ex Moi è al centro di una riqualificazione che tarda a partire poiché legata ad un Pec di edilizia privata».
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