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25 Agosto 2022 - 07:11
«L’ho ucciso, l’ho ucciso». Urla strazianti che lacerano la placida mattinata di via Artom, il cuore di Mirafiori. Dai palazzoni popolari scendono frotte di curiosi, richiamati dal grido di un autista del Gtt, letteralmente sotto shock dopo un incidente. A pochi metri da lui, infatti, avranno anche loro sotto gli occhi il cadavere di Giuseppe Pesce, 70 anni compiuti lo scorso gennaio e originario di Buenos Aires, Argentina. Arrotato dal bus con cui, ogni mattina, rientrava a casa dalle commissioni: il numero 14. Alla polizia municipale sono bastati pochi minuti e la testimonianza di alcuni passeggeri per ricostruire l’accaduto. «Abbiamo visto quel signore scendere mentre noi salivamo a bordo - raccontano -. Forse ha avuto una discussione con il conducente, fatto sta che è rimasto incastrato con il braccio nella portiera e poi è caduto. Lo abbiamo visto tentare di richiamare l’attenzione dell’autista con la stampella che reggeva nell’altra mano, ha colpito il veicolo ma il conducente non lo ha visto o non ha fatto in tempo a fermarsi. E lo ha trascinato con sé, sotto le ruote».
Schiacciamento del torace, dirà l’esito del referto compilato sul posto dal medico legale dell’Asl. Nessuna speranza di salvarsi, insomma, nemmeno con l’estremo tentativo di un massaggio cardiaco operato dai primi sanitari accorsi immediatamente. «Abbiamo assistito ad una scena incredibile, un vero e proprio film dell’orrore» racconta la signora Antonietta che, sulle prime, era convinta di aver visto sotto le ruote del pullman un suo vicino di casa. Non era lui, ma un uomo all’incirca della stessa età che nel quartiere era abbastanza conosciuto. Per tutti il signor Giuseppe. «Un uomo taciturno e un po’ dimesso, che dava poca confidenza a tutti ma, quasi ogni giorno, veniva qui a prendere una aranciata, qualche volta, insieme con un amico» raccontano al bar che l’anziano frequentava in via Fratelli Garrone, proprio sotto casa. Un appartamento dell’Atc dove si era trasferito circa sette anni fa, dopo un cambio alloggio con una famiglia straniera che bisognava di un appartamento più spazioso. «Era solo e si era fatto assegnare un alloggio più piccolo: un uomo davvero gentile e sempre garbato nei modi» spiegano i vicini, ancora sconvolti dalla notizia. Giuseppe, infatti, non aveva grandi amicizie a parte il sacerdote e il diacono della vicina chiesa di San Remigio, dal quale ogni tanto riceveva un pacco alimentare o veniva aiutato a pagare le utenze domestiche. Sempre più onerose per un pensionato con poche possibilità e senza alcun parente. «Una persona dignitosissima e gentile come poche capita di conoscerne» racconta il diacono Roberto. «Era un uomo estremamente riservato, però. L’ho conosciuto soltanto negli ultimi anni, soffriva molto per la sua condizione». Al cordoglio del borgo si aggiunge quello del presidente della Circoscrizione, Luca Rolandi e del sindaco Stefano Lo Russo. «Esprimiamo sconcerto per il tragico incidente e profondo cordoglio per la morte del signor Giuseppe Pesce auspicando che le autorità preposte facciano piena luce sulle dinamiche e sulle responsabilità».
IL VIDEO: https://www.youtube.com/watch?v=OJFN89Q16yA&feature=youtu.be&ab_channel=CronacaQuitorinoI più letti
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