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Processo Prisma

Anche i libici fanno causa alla Juve

Il Fondo Lafico chiede due milioni alla società

Anche i libici fanno causa alla Juve

Nessuna sorpresa sulla competenza territoriale: a decidere se il processo alla Juve andrà celebrato a Torino o altrove, come ampiamente previsto, saranno i giudici della Corte di Cassazione. L’unica novità - accolta come un colpo di scena nella lunga, e noiosa per chi non sia un tecnico del diritto, udienza preliminare, arriva all’inizio.

Quando gli avvocati Vittorio Nizza e Vittorio Zucchelli si rivolgono al giudice Marco Picco e chiedono che la società che rappresentano, la Lafico, sia ammessa tra le parti civili con una richiesta di due milioni di euro tondi tondi. Lafico chi? Si chiedono tutti. Ma basta una rapida ricerca su google per capire di cosa sia questo fondo che spunta come un fantasma dai primi anni Duemila, quando Gheddafi regnava ancora tranquillo sulla Libia e suo figlio era ccolto come una star del calcio, non tanto per i piedi, quanto per il tesoro del papà.

Lafico (acronimo di Libyan Arab Foreign Investment Company), è considerato il più grande fondo sovrano in Africa, gestore di asset per un valore di oltre 68,4 miliardi di dollari. Un fondo che, prima della caduta del leader libico era controllato dalla sua famiglia e che - si apprende ora - tra le varie partecipazioni in società straniere, ha conservato alcune quote della Juventus. Del 7% dei tempi d’oro, è rimasto uno 0,7% che è comunque sufficiente per affermare di essere stato danneggiato dalle manovre dei vertici bianconeri, per un valore di almeno due milioni di euro.

Intanto, si allungano - anche se non di molto - i tempi del procedimento. Il giudice Picco, infatti, ha deciso di trasmettere gli atti alla Corte di Cassazione, investendola della del compito di decidere sulla competenza territoriale.

Secondo i pubblici ministeri Marco Gianoglio e Mario Bendoni che rappresentano la Procura in aula il procedimento che vede indagati tredici persone, tra cui Andrea Agnelli, deve essere radicato a Torino, mentre per le difese va trasferito tutto a Milano o in subordine a Roma.


In teoria la Corte di Cassazione ha 20 giorni per decidere, ma i termini non sono perentori. Ad ogni modo la decisione della Suprema Corte dovrebbe arrivare tra fine giugno e luglio. Di sicuro prima della prossima udienza, già fissata il 26 ottobre. Solo allora, si entrerà nel merito di questa inchiesta (denominata Prisma) in cui gli ex vertici del club bianconero sono accusati, a vario titolo, di aggiotaggio, false comunicazioni sociali, false fatturazioni e ostacolo all’attività di vigilanza della Consob.

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