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Operazione della polizia di Imperia

La Torino-Sanremo delle truffe: in dieci truccavano le carte del casinò

In manette una banda di torinesi accusata di aver sottratto oltre 300mila euro

Casinò Sanremo

Le carte uscivano dal Casinò di Sanremo e rientravano dopo essere state taroccate con un fine lavoro di cesello, impercettibile agli occhi esperti dei croupier. Così una banda di truffatori sarebbe riuscita a portar via oltre 300mila euro. Un’attività andata avanti nel corso del 2022 e conclusa solo al termine condotta dalla Squadra mobile di Imperia e coordinata dal sostituto procuratore Veronica Meglio.

Dieci truffatori

In tutto sono 10 le misure cautelari, con 6 arresti. Le accuse sono associazione per delinquere finalizzata alla truffa, al peculato e alla corruzione. La truffa ammonterebbe a 300mila euro.
Tra gli uomini finiti in carcere c'è il “cartaio”, Luigi Carbone, 58 anni di Sanremo, conosciuto come Silvio, di Sanremo. L’altro andato in una cella è Francesco Ricotta, 67 anni, nato a Riesi (Caltanisetta) e residente a Grugliasco, ritenuto la mente dell’organizzazione.
La banda aveva scelto il gioco Punto e Banco, su cui il Casinò aveva rilevato un numero di vincite anomalo. In particolare, avveniva principalmente in corrispondenza della presenza di alcuni degli indagati al tavolo.
Secondo l’accusa, tutto ciò sarebbe potuto avvenire grazie alla complicità di un “cartaio” o “roulettier”, dipendente responsabile del confezionamento dei mazzi di carte destinati ai tavoli verdi. Cioè Luigi Carbone: una volta indagato, dopo aver ricevuto i primi riscontri dalla magistratura, il Casinò lo aveva sospeso. Poi - come prevedono legge e regolamenti interni - ebbe la possibilità di spiegare il proprio operato. Ma le sue parole sono state ritenute troppo generiche e poco convincenti. Da qui il licenziamento.

Un metodo studiato

Secondo l’accusa, era lui, su impulso di Ricotta, ad avere il compito di sottrarre e mettere a disposizione dell’organizzazione le carte prelevate alla casa da gioco. Poi venivano “segnate” dai complici, in modo percepibile soltanto da chi era informato dell’alterazione. Le carte venivano poi riconsegnate a Carbone, che sistemava i mazzi taroccati nel Casinò. Dove? Negli armadi da cui i croupier li prelevavano per utilizzarli ai tavoli da gioco. Conoscendo il tipo di manomissione delle carte, gli indagati potevano riconoscere quelle migliori e decidere se puntare o meno. Avendo così ottime possibilità, se non la certezza, di vincere.

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