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LA MESSA

Il “cardinale della Sindone” verso la beatificazione

Repole dal pulpito parla del cardinal Ballestrero: «Ha saputo relativizzare ciò che è effimero»

 Anastasio Ballestrero

Anastasio Ballestrero

Si è conclusa l’inchiesta diocesana per la canonizzazione del cardinale Anastasio Ballestrero, già arcivescovo di Torino dal 1977 al 1989. Fu lui a volere la grande ostensione della Sindone del 1978. E soprattutto, fu Ballestrero a gestire le ricerche sul Sacro Volto con in Carbonio 14. Accettò, in altre parole, che la scienza andasse a mettere il naso in quel che c’è di più sacro per la chiesa cattolica.

Nel pomeriggio di ieri poi l’arcivescovo di Torino monsignore Roberto Repole ha celebrato una messa in sua memoria e in questa occasione lo ha ringraziato per la sua opera di pastore nella nostra arcidiocesi. «È stato testimone della lunga e grandissima storia dell’alleanza di Dio con il suo popolo e degli interventi di Dio nella storia» ha premesso Repole dal pulpito. «È stato un cristiano, un frate, un prete, un vescovo e ha saputo relativizzare ciò che è effimero, ciò che letteralmente dura un giorno, ma non è così decisivo nel contesto della grande storia» prosegue Repole.

Alla funzione hanno preso parte otto vescovi - in carica ed emeriti - della Regione ecclesiastica di Piemonte e della Valle d’Aosta (Cep). «Ha saputo cogliere il tempo opportuno e singolare in cui Dio irrompe» prosegue l’arcivescovo durante le celebrazioni, ricordando come Ballestrero visse la vicenda che sconvolse Torino, la tragedia del cinema dello Statuto. «Quanti funerali dovette celebrare negli anni di piombo e di quanta intelligenza spirituale era capace». Al termine della messa si è svolta la sessione finale dell’inchiesta diocesana, con la firma delle ultime dichiarazioni, la chiusura dei plichi e la loro sigillatura. Erano presenti il delegato episcopale per la Cause dei Santi, don Giuseppe Tuninetti, il Promotore di Giustizia, il Notaio e il Postulatore generale. Iniziò e concluse il suo ministero dicendo che i «vescovi passano, ma solo cristo rimane» ha ricordato Repole.

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