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I nostri soldi
18 Ottobre 2023 - 17:20
Quel grattacielo svetta ormai da anni nel cielo di Torino. Ma è stato inaugurato solo il 14 ottobre 2022, quando sono entrati i primi impiegati e politici della Regione Piemonte: colpa (anche) di «soldi buttati che hanno portato a sospendere l’opera e a terminare i lavori solo l’anno scorso», come sottolineato oggi in tribunale dal pubblico ministero Francesco Pelosi. Che parla di 15 milioni di euro pagati per «opere mai eseguite» sul palazzo di via Nizza: per questo il pm ha chiesto la condanna di sei persone fra funzionari e impresari.
I fatti: il 15 febbraio 2018 la Procura manda i carabinieri nel cantiere della Regione e fa sequestrare una parte dei pavimenti. Perché? Perché, attraverso la falsificazione dei registri, sarebbero “spariti” 15.571.327 euro pagati per mandati di pagamento per opere mai eseguite e materiale mai entrato in cantiere. Pelosi, nella sua requisitoria di stamatina, ha spiegato perché contesta il reato di falso e condotte riconducibili al peculato: «Un esempio: le pavimentazioni erano già state pagate all’appaltatore precedente ma erano diverse e non c’entravano nulla con quelle effettivamente posate. E altre opere sono state pagate più di quanto valessero, questione di cui si sta occupando la Corte dei Conti».
Perché lo hanno fatto? «Alessandro Bulgarelli, liquidatore della società consortile Torre Regione Piemonte (creata appositamente per realizzare il grattacielo, ndr), ci ha detto che la società non era in grado di realizzare quell’appalto ed era in enorme difficoltà di cassa, anche perché la commessa del grattacielo era in forte perdita. Infatti, il 31 dicembre 2014, aveva 41 milioni di debiti verso fornitori, scesi a 27 milioni l’anno dopo. Infatti è andata in liquidazione. C’è un solo motivo per pagare lavori che non dovevano essere realizzati a una consortile in quella situazione: dare soldi che non erano dovuti». Senza contare che, secondo il pm, gli imputati «sapevano di firmare documenti pubblici falsi ed erano d'accordo nel pagare opere non realizzate. Invece di aspettare le dovute varianti, scrivevano falsità negli atti di Stato avanzamento lavori perché servivano soldi che si sono rivelati buttati e hanno creato problemi enormi».
Per questo Pelosi ha chiesto una condanna a 4 anni e 6 mesi per Luigi Robino, funzionario della Regione che è stato responsabile dei lavori, e Carlo Savasta, ex direttore dei lavori, e la funzionaria regionale Maria Luisa Tabasso. Per Francesco Dragone, Carmelo Ballacchino e Paolo Rosa, rappresentanti legali della società Torre Regione Piemonte, la richiesta è di 3 anni e 6 mesi. Per due capi d’accusa, fra cui l’inadempimento di contratto per la fornitura di piastrelle giudicate non idonee, il pm ha proposto di non procedere per avvenuta prescrizione.
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