Lei sceglie di morire, in Svizzera, in una clinica per il suicidio assistito, e il marito lo scopre soltanto da una mail. Sembra una storia assurda, persino crudele, ma è quanto realmente accaduto. Una storia che riaccende il dibattito sul diritto all'eutanasia, anche perché, da quanto si apprende, la protagonista di questa vicenda non aveva alcuna malattia degenerativa o terminale.
La storia risale al 12 ottobre scorso, ma solo in queste ore è venuta alla ribalta. La protagonista - di cui sappiamo solo il nome di battesimo, Marta - aveva 55 anni, viveva e lavorava a Torino, mentre suo marito risiede in Canada per motivi di lavoro. Marta non aveva alcuna malattia fisica, ma nella sua vita c'era stata una tragedia terribile: il figlio adolescente era morto, a causa di una malattia tanto rapida quanto implacabile, nel gennaio di un anno fa.
Colpita da una profonda depressione, Marta aveva iniziato a seguire una terapia di sostegno, ma all'insaputa di tutti i famigliari aveva anche preso contatto con una associazione con sede a Basilea che si occupa di suicidio assistito. La cognata lo aveva scoperto e, con gli altri parenti, l'aveva raggiunta in Svizzera, dove la donna aveva rassicurato tutti, dicendo di aver cambiato idea, o almeno così dice il marito.
Invece Marta aveva proseguito nel suo percorso, aveva portato avanti le pratiche, pagato i 10.700 euro all'associazione e affrontato l'ultimo viaggio da sola. All'insaputa del marito e dei famigliari.
Proprio il marito, lo scorso 12 ottobre, aveva ricevuto una telefonata allarmata dell'avvocato di famiglia, avvisato a sua volta da un semplice sms da un numero sconosciuto: "Per favore, vai a casa, stacca le utenze, regala i miei vestiti in beneficenza e affida a mio marito l’urna con le ceneri di nostro figlio" diceva il messaggio, certamente di Marta. Il marito, allora, si è rivolto alle autorità consolari italiane, ha sporto denuncia di scomparsa. Tutto inutile, Marta aveva già smesso di vivere, lì nella sede dell'associazione. E, per ulteriore strazio, il marito ha trovato nella cartella di spam della sua posta elettronica l'email della clinica svizzera che certificava il decesso e che, pochi giorni dopo, avrebbe ricevuto l'urna con le ceneri.