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Ambiente
07 Febbraio 2024 - 12:00
Avete mai pensato che l'acqua delle splendide fontane, magari dei paesini della campagna, o dei caratteristici Toret di Torino, potrebbe essere contaminata? Il nemico è una molecola considerata cancerogena ed è un pericolo che coinvolge circa 125mila persone in Piemonte, con ben 70 comuni solo nell'area metropolitana di Torino. Vediamo nel dettaglio di che si tratta.
LA SCOPERTA INQUIETANTE
Secondo un recente rapporto di Greenpeace Italia, la contaminazione da PFAS (sostanze perfluoro alchiliche) nelle acque potabili del Piemonte non riguarda solo l'area della provincia di Alessandria, come si pensava in precedenza, ma si estende anche ad altre zone, coinvolgendo 70 comuni dell'area metropolitana, incluso il capoluogo, Torino. Si stima che circa 125mila persone potrebbero aver bevuto acqua contaminata da PFOA, una molecola del gruppo dei PFAS classificata come cancerogena per gli esseri umani.
COSA SONO I PFAS E COSA PROVOCANO
I Pfas sono sostanze alchiliche perfluorurate, definite "sostanze chimiche permanenti", nel corso del tempo si accumulano negli esseri umani e nell’ambiente e possono avere effetti negativi sulla salute come danni al fegato, malattie della tiroide, obesità, problemi di fertilità e cancro. Derivano dall'uso di fertilizzanti e altri prodotti chimici, sia nell'industria, sia nell'agricoltura.
E tramite accessi agli atti, ha potuto constatare i dati ufficiali che emergono dai monitoraggi dagli enti pubblici o dalle società di gestione degli atti. Qui sotto, l'elenco completo dei comuni dell'area metropolitana di Torino.
I COMUNI CONTAMINATI
Questa tabella riguarda i Comuni monitorati dal gestore SMAT, nelle cui acque a uso potabile è stata riscontrata la presenza di PFAS. I PFAS presenti nella tabella sono PFOA, cancerogeno, PFOS, possibile cancerogeno, cC6O4 o C6O4, che Solvay Specialty Polymers usa da anni come sostituto del PFOA, GenX, sostituto del PFOA da parte delle industrie statunitensi specializzate nella produzione di PFAS e che dal 2021 è considerato tossico dall’ Agenzia per la Protezione dell’Ambiente statunitense (EPA), e la somma di tutti i PFAS monitorati da SMAT. I valori si intendono in nanogrammi per litro.
LE CIFRE DEGLI INQUIANANTI
Nel report si legge che «I composti cancerogeni non hanno una soglia tollerabile nelle acque potabili e per il PFOA non abbiamo dati che possano indicarne una», le parole dell’epidemiologo statunitense Kyle Steenland, uno dei massimi esperti mondiali di PFAS. «Non è possibile avere la certezza che ingerire anche piccole dosi di PFAS nell’acqua non sia un rischio per la salute. Per ora il limite statunitense di 4 nanogrammi per litro di PFOA e PFOS è il valore più cautelativo possibile, puntando chiaramente all’assenza totale di PFAS nelle acque potabili».
Il rapporto spiega, per quanto riguarda i campioni dei monitoraggi Smat, che il 45% è risultato positivo alla presenza di Pfas. «Per le altre province piemontesi, invece, la situazione non è ricostruibile poiché gli enti pubblici, inclusi i gestori, non hanno effettuato analisi». Dai 15 campioni raccolti direttamente da Greenpeace, è positivo un campione su tre. «Per i tre comuni che insistono sul fiume Scrivia gli esiti hanno confermato i dati degli enti pubblici per quanto concerne la presenza di PFOA: 120 nanogrammi per litro ad Alzano Scrivia (AL), 73 nanogrammi per litro a Castelnuovo Scrivia (AL), 70 nanogrammi per litro a Guazzora (AL). Anche a Tortona (AL), sono stati misurati 19 nanogrammi per litro di PFOA in un rubinetto destinato ai clienti in una stazione di servizio. Nel quinto campione positivo, prelevato nel comune di Galliate in provincia di Novara, sono stati trovati 12 nanogrammi per litro di PFOS»
IL RUOLO DI SOLVAY SOLEXIS
Emerge anche un altro colpevole in questa storia: la multinazionale Solvay Solexis, che produce PFAS e ha sede in Piemonte. L'azienda è già nota per aver contaminato le acque nei pressi di Spinetta Marengo, una frazione di Alessandria, ma sembra che le sue attività abbiano avuto ripercussioni anche in altre zone della regione.
UN PROBLEMA PIÙ GRANDE DI QUANTO SI PENSI
La scoperta della presenza di PFAS nelle acque piemontesi non è l'unico motivo di preoccupazione. Secondo Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, "l'inquinamento da PFAS è molto più esteso" di quanto si pensi. Non solo il Veneto e la zona dell'alessandrino sono interessati, ma anche molte aree della Lombardia e, come abbiamo scoperto, del Piemonte.
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