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L'indagine
09 Febbraio 2024 - 20:44
Il professore (foto tratta dal suo profilo LinkedIn) e la sede della Scuola di Medicina legale
Tutto era partito da un esposto che denunciava prelievi di organi effettuati da specializzandi senza la supervisione dei docenti della Scuola di Medicina legale. I quali firmavano gli atti ma erano fisicamente da tutt’altra parte. Da lì è nata un’indagine della Procura di Torino, che ha scoperto molto di più. E oggi, su disposizione del giudice per le indagini preliminari, sono scattati gli arresti domiciliari per il professor Giancarlo Di Vella: si tratta del medico che ha diretto la Scuola dal 2013 al 2021, attualmente primario di Medicina legale alla Città della Salute e docente all’Università di Torino (di cui è dipendente). Indagato anche un altro professore universitario, Emilio Nuzzolese, anche lui dirigente medico alla Città della Salute di Torino: a lui viene contestato proprio l’aver attestato false presenze in università per ottenere maggiori rimborsi.
Come detto, il provvedimento è il frutto di un’articolata inchiesta iniziata quasi due anni fa, a marzo 2022. All’epoca, su disposizione del pubblico ministero Giulia Rizzo e del procuratore aggiunto Enrica Gabetta, i carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni (Nas) avevano effettuato una perquisizione nella sede della Scuola in corso Galilei. Secondo quanto emerso durante le indagini, Di Vella avrebbe “truccato i dati” delle attività all’interno della scuola, facendo false dichiarazioni sulle attività didattiche. Come le autopsie, fondamentali per un aspirante medico legale. Ma, in realtà, ne facevano meno di quanto necessario per raggiungere gli standard previsti a livello ministeriale per ottenere l’accreditamento accademico della Scuola. Pratica che avrebbe indotto in errore sia l’Università di Torino sia il Ministero della Salute e l’Osservatorio Nazionale della Formazione Medica Specialistica, che sulla base di quei dati falsi, ha disposto negli anni l’accreditamento della Scuola e delle relative unità operative. Salvo sospenderla all’inizio di quest’anno, una volta scoperto l’errore e i primi risultati delle indagini: per l’anno accademico 2023/2024, infatti, non è stata attivata la nuova classe di specialità di uno degli istituti di Medicina legale più rinomati a livello italiano.
Ma l’indagine avrebbe fatto emergere anche altro a carico di Di Vella: oltre al reato di falso per induzione, gli vengono contestati anche episodi di stalking e violenze sessuali. L’accusa è che avrebbe estromesso degli specializzandi dalle attività, requisendo loro i codici di accesso. Poi ci sarebbero palpeggiamenti, sfioramenti e frasi inopportune nei confronti di alcune studentesse.
Nel corso delle operazioni di stamattina sono stati sequestrati gli smartphone degli indagati, oltre a vari dispositivi informatici e a una voluminosa documentazione ritenuta utile alle indagini.
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