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Economia & Finanza

Tassi ed extraprofitti: così le banche hanno guadagnato 23 miliardi (e le famiglie mutui più cari)

Un viaggio attraverso i numeri, le tendenze e le implicazioni dell'inaspettato aumento degli utili nel 2023

Il Boom degli Utili Bancari: un'Analisi Approfondita sulle Dinamiche del Settore Finanziario Italiano

Nel 2023, le principali banche italiane quotate hanno registrato utili per la cifra straordinaria di 23 miliardi di euro. Un valore che sale a quasi 28 miliardi se a Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Bper, Mps, Credem e Mediobanca si aggiungono i contributi di Iccrea, Cassa Centrale Banca, la controllata bancaria italiana del Crédit Agricole, e Bnl, la controllata bancaria italiana del gruppo Paribas. È un boom di utili con un valore ben superiore (+ 87%) al già significativo risultato di 15 miliardi conseguito nel 2022. Ma cosa c'è dietro questi numeri? E come influenzano l'economia e le persone comuni?

Le banche guadagnano principalmente attraverso tre diverse attività: l'intermediazione di denaro, le commissioni e gli investimenti finanziari. Nel 2022-2023, il margine di interesse - la differenza tra gli interessi attivi e passivi - ha rappresentato quasi il 60% del totale dei ricavi.

Dalla sua costituzione, la Banca Centrale Europea (BCE) ha puntato a un livello di inflazione del 2%. Tuttavia, a seguito dell'invasione dell'Ucraina e dei rincari dell'energia, nel 2022 i prezzi sono esplosi. Per contenerli, la BCE ha innalzato il tasso di riferimento, portandolo nell'arco di soli 14 mesi dallo 0,5% al 4,50%. Il sistema bancario italiano ha applicato immediatamente questi rialzi, ma solo sui tassi applicati sui finanziamenti, aumentando dal 2,13% al 4,76%. Gli interessi riconosciuti ai depositanti, invece, sono rimasti pressoché fermi.

Nell'ultimo decennio, le banche italiane hanno ridotto del 37% il numero dei loro sportelli e di circa il 20% il numero dei loro dipendenti. Inoltre, i cosiddetti crediti problematici sul totale dei crediti bancari, l'Npl Ratio lordo delle banche italiane nel 2023, è sceso al 3,1%, ben al di sotto della soglia di sicurezza del 5% definita dall'Eba (l'Autorità di vigilanza bancaria europea).

L'aumento dei tassi applicati sui mutui a tasso variabile ha determinato una crescita della rata mensile del 50%, passata mediamente da 500 a 750 euro. Questo ha eroso ulteriormente il reddito disponibile, già colpito da un'inflazione all'8,1% nel 2022 e al 5,7% nel 2023. Inoltre, l'innalzamento dei tassi dei finanziamenti ha portato a un calo del 9,8% nell'ultimo anno nell'erogazione di nuovi mutui alle famiglie. Nel grafico qui sotto si può apprezzare l'incremento medio della rata di un mutuo e il suo impatto sul reddito.

Sono elaborazioni di dati Istat: considerando uno stipendio netto medio di un dipendente fra i 1.400 ed i 1.600 euro, l'aumento della rata impatta per un ulteriore 17%, arrivando quasi alla metà del reddito. In questo scenario, sia le compravendite si sono ridotte del 16%, mentre le erogazioni di mutui sono scese del 9,8%.

Il governo ha annunciato l'applicazione di una imposta straordinaria del 40% su quella parte del "margine di interesse" che va oltre il 10% in più della stessa voce relativa all'esercizio 2021. Le banche sono insorte e, in sede di approvazione definitiva della legge di Bilancio 2024, il governo ha concesso un'alternativa: potrebbero mettere questi soldi nel loro patrimonio fino a 2,5 volte il prelievo calcolato. Le banche hanno aderito in massa.

In conclusione, i debitori hanno visto innalzare il costo del loro debito, i depositanti non hanno visto crescere i loro interessi se non nell'ultimo trimestre, in misura minima e solo su insistenza del cliente. I reali beneficiari della maggiore redditività delle banche sono gli azionisti, che si divideranno il 60% di quei 28 miliardi.

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