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26 Aprile 2024 - 00:40
Mentre a Torino si consolida un "patto a tre" per dare un nuovo presidente alla Fondazione Crt, dopo le dimissioni di Fabrizio Palenzona, con una rosa ristretta di nomi, un nuovo colpo di scena mette a rischio i destini dell'ente. Dopo essersi inizialmente sfilato, infatti, il ministero dell'Economia e delle Finanze ora decide di indagare sul caso.
"Chiediamo a questa Fondazione di fornire un'adeguata informativa sui fatti, comprendente le valutazioni di ciascun organo di indirizzo", scrive in una comunicazione Marcello Sala, direttore generale del Ministero dell’Economia, riferendosi alle circostanze che hanno portato alla rinuncia del presidente Palenzona, pochi giorni dopo quella del segretario generale, il suo fedelissimo Andrea Varese. Il messaggio, datato 24 aprile, è stato inviato al consiglio di indirizzo, al consiglio di amministrazione e al collegio sindacale. Inoltre, il Mef richiede di avere accesso agli atti delle ultime tre decisive riunioni.
In particolare le riunioni per il voto del nuovo consiglio di indirizzo e il Cda che ha messo in minoranza Palenzona in due istanze, dapprima sfiduciando Varese e successivamente costringendo alla rinuncia il presidente. L’istanza del Mef, come specificato, ha un «carattere di urgenza» e dovrebbe ricevere una risposta entro «10 giorni dalla ricezione della stessa».
E potrebbero tornare in ballo alcune mail che Palenzona aveva allegato ai pareri legali per giustificare il precedente ricorso al Mef, ufficialmente coinvolto dal segretario Andrea Varese, con una segnalazione all’Autorità di Vigilanza, quando si era diffusa la notizia dell’esistenza di un “patto nascosto” all’interno della fondazione, stabilito con l’obiettivo di influenzare nomi e decisioni. In particolare le mail inviate dal consigliere Corrado Bonadeo - costretto alle dimissioni - a Francesco Galietti, che avrebbe voluto facesse parte del patto occulto. Entrambi sostenitori di Palenzona, peraltro. E c’era anche la raccomandazione di tacere riguardo quella iniziativa. Galietti, però, aveva riferito al presidente.
Il Mef era stato precedentemente coinvolto dal segretario Andrea Varese, con una segnalazione all'Autorità di Vigilanza, quando si era diffusa la notizia dell'esistenza di un "patto nascosto" all’interno della fondazione, stabilito con l’obiettivo di influenzare nomi e decisioni. Una informativa su cui il ministero si era però dichiarato non competente. Qui, invece, evidentemente si ritiene che le decisioni prese - il Cda ha in pratica nominato da sé i rappresentanti nelle varie partecipate, dopo che Palenzona, irritato, aveva staccato la videoconnessione con un "fate voi" - potrebbero influenzare l'andamento della gestione della Fondazione Crt.
La Fondazione Crt, azionista di Unicredit, Generali e Mundys, gestisce un patrimonio di oltre 3,6 miliardi e dona 70 milioni di euro sul territorio alla non profit ogni anno. E il 7 maggio dovrebbe riunirsi di nuovo il consiglio per la scelta del presidente, ruolo al momento ricoperto a interim dall'avvocato Irrera, che ha convocato d'urgenza il cda, per fare il punto sulla situazione e soprattutto chiedendo ai vari consiglieri di "rendere noto all’organo di appartenenza la sussistenza di un conflitto di interesse".
Per riprendere il controllo di una istituzione rimasta in mano al Camionista - questo il soprannome antico di Palenzona - i vari potentati cittadini (di certo Comune e Regione Piemonte ma con dialogo anche con l'arcidiocesi) avrebbero già raggiunto una intesa di massima: servono almeno otto favorevoli nel consiglio di indirizzo per poter proporre una candidatura. Nel mazzo ci sono le carte di Michele Vietti, presidente di Finpiemonte - e sua moglie Caterina Bima è vicepresidente della Fondazione -, di Enzo Ghigo "silurato" proprio da Palenzona nel CdI, Guido Saracco, ma anche la docente e costituzionalista Anna Maria Poggi - che sembra avere il profilo più indicato - e il costruttore Antonio Mattio, che sarebbe gradito anche a Fdi, al momento a bocca asciutta nella settimana terribile della Fondazione.
Ma il tempo stringe e, oltre ai due esposti in Procura sulla fuga di notizie riguardo sia il patto occulto sia i 20 milioni investiti in Enosis, azienda vinicola-laboratorio di Fubine, c'è questo "faro" del ministero che pesa come una Spada di Damocle. Il rischio che nessuno vuole correre è quello del commissariamento dell'ente (che azzererebbe anche un buon numero di nomine).
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