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L'incontro in Sala Azzurra

Eshkol Nevo (sotto assedio) al Salone del Libro: da Torino a Springsteen, così chiedo pace in Israele

A tu per tu con lo scrittore israeliano, mentre di fuori Askatasuna e i Pro Palestina minacciano azioni violente

Eshkol Nevo (sotto assedio) al Salone del Libro: da Torino a Springsteen, così chiedo pace in Israele

La sua Torino racchiusa fra piazza Emanuele Filiberto e piazza Borgo Dora dove c'è la Scuola Holden, di cui è docente; il suono delle campane di sera (che danno il titolo a uno dei racconti, ambientato proprio a Torino) e il parco del Valentino che incanta sua figlia. E quella sensazione di dolore per aver visto morire amici e allievi e la confessione: la guerra lascia ferite invisibili anche a chi non la combatte.

Eshkol Nevo, una delle voci più importanti della letteratura mondiale, oggi è al Salone del Libro, alle 14.30 nella Sala Azzurra del Padiglione 3. Un incontro che porta con sé una brutta tensione, poiché quasi nello stesso momento, fuori dal Lingotto, centri sociali guidati da Askatasuna e attivisti pro Palestina manifesteranno con l'intento di "bloccare tutto". Un attacco di cui il Salone e tutto il pubblico farebbero volentieri a meno. 

Con lo scrittore israeliano Nevo, quindi, è difficile parlare solo di libri, di quel "Legàmi" con cui passa al nuovo editore, Gramma marchio di Feltrinelli, perché la sua è la voce di più generazioni, unite dalle ferite invisibili. E quel libro, che prima del 7 ottobre 2023 in Israele era considerato un libro pieno di dolore, dopo l'attacco di Hamas la stessa silloge di racconti è diventata un conforto. "Bisogna riconoscere che ci sono delle ferite - ha detto all'agenzia Ansa Nevo - per anni non c'è stato il concetto di stress post traumatico: i nostri padri tornavano dalla guerra distrutti dentro ma non lo mostravano, mentre oggi mia figlia e la sua generazione riconoscono queste ferite invisibili. Vedere le proprie significa poter immaginare anche quelle del tuo nemico e questo è l'inizio della guarigione".

Ed è un viaggio a puntate dal dolore alla guarigione questo libro di racconti, dove è il desiderio a prendere per mano il lettore nell'elaborazione del lutto fino a portarlo alla catarsi e, infine, alla rinascita. Non a caso, "Legàmi" si apre con gli ultimi momenti condivisi da un figlio e un padre in punto di morte, pochi giorni per dirsi addio, ma solo dopo aver cantato insieme "Hungry Heart" al concerto di Bruce Springsteen. Lo stretto legame esistente tra le ferite individuali e quelle collettive si svela nel racconto che dà il titolo alla silloge, ambientato nell'ospedale psichiatrico di Kfar Shaul, eretto sulle rovine di Deir Yassin, il villaggio arabo teatro di un orribile massacro, nel 1948. "La verità non scompare mai, resta in attesa del momento migliore per riemergere", dice Yonathan, uno dei protagonisti del racconto, all'amico Dave, avvertendolo che "se provi a cancellare il passato, ti esplode in faccia".

E' solo da questo riconoscere le ferite invisibili che, secondo l'autore dei best seller "Tre piani" e "La simmetria dei desideri", che si può iniziare a costruire qualcosa di nuovo. "Dal 7 ottobre sono morti alcuni figli di miei amici, miei studenti, in Israele oggi - sottolinea Nevo - tutta la società soffre di stress post traumatico. Abbiamo bisogno di iniziare a riprenderci, ma prima deve finire la guerra per poter poi ricostruire le nostre anime e i rapporti con i nostri vicini".

In uno dei racconti, un personaggio dice che oggi ci vorrebbe un Nelson Mandela per arrivare alla pace: "ne avrebbero bisogno entrambe le parti, oggi abbiamo un accordo di pace efficace con l'Egitto, ma i nostri padri hanno fatto la guerra, i leader di allora erano però persone di grande coraggio, hanno capito che la pace era l'unica soluzione". Per questo, è il suo auspicio "guardando alla storia si può sperare che a una grande crisi, come quella che stiamo vivendo oggi, possa seguire - conclude - un nuovo inizio". 

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