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Il caso

«Hanno reso disabile quella bimba»: ginecologhe e ostetriche a processo

Le quattro sanitarie rispondono di lesioni colpose gravissime: avrebbero lasciato la piccola 2 ore senza ossigeno

«Hanno reso disabile quella bimba»: ginecologhe e ostetriche a processo

Quando sua mamma è entrata in ospedale per metterla al mondo, quella bimba era sanissima. Poche ore dopo, però, è nata con una disabilità grave: non vede, soffre di crisi epilettiche e non ha il controllo di nessun arto. Invalida al 100%, in sostanza. E la colpa di tutto questo, secondo la famiglia e il pubblico ministero Giovanni Caspani, è di due ginecologhe e due ostetriche dell'ospedale Sant'Anna di Torino.

Le quattro sanitarie sono accusate di lesioni colpose gravissime e oggi è iniziato il processo contro di loro. Ma ci sono voluti quasi cinque anni, visto che la piccola Stefania (nome di fantasia) è nata a luglio 2019: colpa di una serie di rinvii legati a impedimenti del giudice e dei ritardi della causa civile avviata dalla famiglia per ottenere un risarcimento dall'ospedale, che è ancora sospesa. Si attende il deposito della perizia tecnica, rinviato tre volte, su quanto accaduto fra le 22 del 28 luglio e le 5.49 del 29. Neanche otto ore che hanno cambiato per sempre la vita di questa famiglia torinese, costretta a traslocare in una casa senza barriera architettoniche e a cambiare abitudini di vita per garantire assistenza 24 ore su 24 alla bambina, che a breve compirà 5 anni.

I fatti: la mamma di Stefania si è presentata all'ospedale di corso Bramante e ha proposto di tentare il parto naturale, anche perché la sua prima bimba era nata col cesareo. Durante il successivo "travaglio di prova" (cioè il tentativo di parto vaginale), secondo l'accusa, ostetriche e ginecologhe avrebbero dovuto tenere conto del precedente cesareo, che aveva già avuto delle complicazioni, e rendersi conto che un parto naturale aveva «una probabilità di fallimento del 61,9%». Eppurenon hanno fatto il monitoraggio dell'attività cardiaca del feto e per questo non si sono accorte delle sofferenze della piccola. Poi avrebbero omesso il partogramma e il monitoraggio clinico tra le 3.50 e le 5.35, nonostante la mamma avesse forti dolori e stesse sanguinando. Ed è per questa presunta negligenza che le sanitarie non si sono accorte che la bimba è rimasta per due ore senza ossigeno. Se avessero controllato prima, stando alla contestazione, avrebbero notato i problemi e avrebbero fatto subito il taglio cesareo. 

Il pm accusa le ostetriche, la ginecologa e una giovane specializzanda in ginecologia di aver commesso una serie di errori e di aver provocato le devastanti conseguenze di cui la bambina soffrirà per sempre: «anossia ischemica con grave acidosi metabolica a cui conseguivano danni cardiaci e renali - si legge negli atti - E una condizione di disabilità grave con deficit neurologici, psichici, motori, e sensoriali tali da considerarsi malattia insanabile».

Le imputate sono difesa dagli avvocati Pietro e Gino Obert, Alessandro Keller, Stefano Putinati, Emilia Rossi, Vittorio Nizza e Paola Pinciaroli. Nella speranza di ottenere un risarcimento, la famiglia si è costituita parte civile e si è affidata all'avvocato Simone Vallese: «Attendiamo fiduciosi gli esiti della perizia e del processo penale» si limita a dichiarare il legale dei genitori di Stefania.

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