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L'INTERVISTA

Conte oggi a Torino: «L'alleanza impossibile con il Pd in Piemonte. Ecco il nostro piano per la sanità»

La ricetta del presidente dei Cinque Stelle per il sistema sanitario. «Destra e sinistra l’hanno svenduto ai privati pezzo dopo pezzo»

Giuseppe Conte

Giuseppe Conte

Presidente, dopo mesi di trattative il campo largo con il Pd in Piemonte è naufragato. Oggi è a Torino, rimpianti?
«Abbiamo sempre ribadito come la scelta migliore fosse quella del “campo giusto”, che nasce dalla convergenza su temi e progetti. Le alchimie trovate altrove, ad esempio in Sardegna, non sono state riproducibili in Piemonte perché questa convergenza è mancata su alcuni temi fondamentali, a partire dalla difesa della sanità pubblica».
In Piemonte alla fine a spuntarla è stata la presidente dei 5 stelle in consiglio regionale, Sarah Disabato. Può dirci un suo punto di forza? E una debolezza?
«Sarah è una donna con tanta energia, capace di aggregare e ha grande senso pratico. Mi auguro che i piemontesi le permettano di dimostrare il suo valore».
La sanità sarà il grande tema su cui si misureranno i candidati alle prossime regionali in Piemonte, il Movimento Cinque Stelle ha una ricetta?
«In una Regione dove centrodestra e centrosinistra hanno svenduto pezzo per pezzo la sanità al privato, il Movimento 5 Stelle varerà un vero e proprio piano di rilancio della sanità che sarà fondato su alcuni pilastri: realizzare nuovi ospedali con fondi pubblici, reinternalizzare i servizi in mano al privato, abbattere le liste d’attesa. È inaccettabile che le persone siano costrette a rivolgersi al privato o, peggio, rinunciano alle cure perché non se le possono permettere».
Stellantis. Perché all’epoca, quando era a capo del governo, non avete spinto per entrare con una quota come hanno fatto i francesi. Lo sa che oggi, tre anni dopo, avreste raddoppiato il diritto di voto?
«Lo Stato francese è azionista sin dai tempi di Peugeot, da molto prima quindi che ci fosse l’accordo tra Fiat e i francesi. Ciò che più conta è che nel dicembre del 2019, con il mio Governo in carica, Fiat e Psa hanno firmato un memorandum in cui era espressamente garantito il mantenimento e lo sviluppo degli stabilimenti in Italia. Questo era ciò che contava. Purtroppo oggi l’accordo è intaccato dal comportamento di Stellantis, col Governo Meloni che non mi sembra in grado di invertire la tendenza. Il Governo dovrebbe preoccuparsi di costruire un piano industriale per il Paese, che si regga anche sul settore dell’automotive. Perché così stiamo andando a sbattere».
Cosa ne pensa della polemica – tutta italiana – dei candidati alle elezioni europee che poi non vedranno mai il parlamento di Bruxelles?
«È una polemica tutta italiana, perché è solo italiano il malcostume di candidare politici che sanno già che non andranno mai a lavorare al Parlamento europeo. Questo per noi significa ingannare gli elettori e il Movimento 5 Stelle non lo ha mai fatto. L’inganno poi diventa doppio se a candidarsi è il Presidente del Consiglio in persona, che con un misero stratagemma elettorale invita addirittura i cittadini a scrivere sulla scheda il suo nome di battesimo, Giorgia. In questo modo Meloni tenta di mostrarsi vicina al popolo, ma in 19 mesi di governo cosa ha fatto per il popolo?»
Sondaggi. Fdi saldamente in testa, Forza Italia guadagna consenso, mentre il Pd perde colpi come la Lega di Salvini. Come si colloca il M5s?
«Abbiamo un obiettivo chiaro per queste europee: avere un nutrito gruppo di parlamentari che nei prossimi 5 anni si batteranno a Bruxelles, senza mai scendere a compromessi, per fermare questa folle corsa al riarmo. Gli europarlamentari del M5S saranno costruttori di pace, in un mondo che sta scivolando inesorabilmente verso una terza guerra mondiale. Si batteranno contro l’austerity, imposta dal nuovo Patto di Stabilità votato anche dal nostro governo e che ci porterà 13 miliardi di tagli».
Cosa risponde a chi vi accusa di aver creato un mostro che divora miliardi con il Superbonus 110?
«Il ministro Giorgetti si occupa del Superbonus da più di tre anni a questa parte, quando invece il mio Governo è caduto a inizio 2021. Se c’è una questione di massiccio incremento di crediti d’imposta da Superbonus nel 2023, con effetto sul deficit di un anno peraltro di totale competenza del Governo Meloni, lo si deve a marchiani errori normativi e contabili del duo Meloni-Giorgetti. I decreti adottati nel 2023 sono stati un disastro, perché hanno alimentato un effetto panico che ha generato una corsa all’agevolazione. Nei tre anni di maggior applicazione, la misura ha contribuito a far aumentare il Pil di oltre il 13%, a far diminuire il debito/Pil di oltre 17 punti e a far aumentare le entrate fiscali di 140 miliardi grazie alla crescita. Tutto il resto sono chiacchiere per nascondere austerità, tagli, nuove tasse e fallimenti economici dell’attuale Governo».
Inchieste, mazzette, favori dopo lo scandalo di Genova la politica si appresta a vivere una seconda Mani Pulite?
«Siamo di fronte a un’emergenza nazionale. In Italia c’è una questione morale e un problema diffuso di corruzione e contaminazione tra politica e affari, che interessa tutto il Paese. È una ferita gravissima alla democrazia. Già a dicembre scorso lanciai questo allarme, ma nessuno ci ha ascoltato. La politica, invece, deve avere un colpo di reni, un sussulto di dignità. Non possiamo lasciare che rimanga indifferente. Altrimenti i cittadini non recupereranno più la fiducia nella classe politica e l’astensionismo continuerà a dilagare. Ma voglio dirle di più».
Prego.
«Ieri il governo ha voluto affossare la proposta di legge a mia prima firma sul conflitto d’interessi. È una cosa gravissima, specie nel momento in cui dalla Puglia al Piemonte, dalla Sicilia alla Liguria è tutto un fiorire di inchieste giudiziarie che disvelano un sistematico intreccio tra politica e affari, cementato da corruzione e conflitti di interesse. Quella proposta serve proprio a stabilire regole del gioco più rigorose e stringenti e rendere più trasparente e lineare l’azione politica e amministrativa. E il centrodestra sta facendo di tutto per farla naufragare».

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