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L'emergenza

Ufficio paralizzato e ricorsi fissati fra 2 anni: gli avvocati in corteo per i giudici di pace

Dopo la denuncia firmata da oltre 400 legali, è pronta una manifestazione di protesta

Ufficio paralizzato e ricorsi fissati fra 2 anni: gli avvocati in corteo per i giudici di pace

La sede dei giudici di pace di Torino, nelle ex Carceri Nuove

Il 4 luglio gli avvocati torinesi indosseranno la toga e si presenteranno a Palazzo di Giustizia. Ma, anziché entrare nelle aule, attraverseranno corso Vittorio Emanuele II e sfileranno verso le ex carceri Nuove, dove oggi hanno sede gli uffici dei giudici di pace: «Vogliamo denunciarne pubblicamente la paralisi, sensibilizzare le istituzioni e chiedere con forza che vengano presi con urgenza i provvedimenti necessari per risolvere questa gravissima situazione» spiega l’Ordine degli avvocati di Torino in una nota.

La «gravissima situazione» era già stata segnalata da 400 legali che, nelle scorse settimane, avevano sottoscritto e inviato una lettera al Consiglio dell’Ordine. Il fulcro del problema era la «paralisi» dell’ufficio dei giudici di pace, che impedisce ai «cittadini di far valere i propri diritti, tanto che interi settore dell’avvocatura sono andati in crisi e le condotte illecite vengono premiate». Colpa di una carenza d’organico impressionante, visto che sono operativi solo quattro giudici onorari e tre supplenti: dovrebbero essere 120, quindi la scopertura si attesta al 94%. Di conseguenza, a fine aprile, c’erano 8.479 fascicoli pendenti sulle competenze dei giudici di pace: contenziosi fino a 10mila euro, questioni di immigrazione, cause in ambito stradale fino a 25mila euro e opposizioni alle sezioni amministrative per Torino e 81 comuni della provincia.

L’Ordine ha raccolto il grido d’allarme e ha scritto al ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e al presidente del Tribunale di Torino, Modestino Villani, «condividendo il fortissimo disagio» dei colleghi. Anche perché, alla fine, ci rimettono i cittadini: «Le attese dei decreti ingiuntivi sono eterne e servono mesi per ottenere un decreto di fissazione della prima udienza - sottolineano i legali che sostengono la battaglia - E quelle successive vengono rinviate anche ad anni di distanza». Per esempio, può succede che un ricorso firmato oggi venga discusso a inizio 2026.

Gli avvocati offrono una loro soluzione: «Questa situazione non si potrà sbloccare attendendo la salvifica, ad oggi solo ipotetica, immissione nelle funzioni giudicanti dei giudici onorari di pace attualmente in servizio all’Ufficio per il processo (Upp). Anche perché nessuno ha ipotizzato come smaltire gli arretrati». I legali suggeriscono di immettere subito i giudici onorari già vincitori del concorso e che hanno terminato il tirocinio, senza attendere che termino il biennio all’Upp. Così com’è «improcrastinabile e urgente» rinforzare gli uffici con nuove amministrativi e «ripristinare il rito ordinario con citazione».

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