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Economia & Lavoro
07 Ottobre 2024 - 07:10
L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, certamente. Ma in nero. Ad aggiungere questa precisazione alla nostra Costituzione sono i dati stessi della nostra economia, gli stessi che certificano come, se fosse un’azienda, quella del lavoro sommerso sarebbe la più ricca impresa d’Italia.
Secondo il Centro Studi di Mediobanca, nel 2022 questa Economia Sommersa Spa ha “fatturato” 174 miliardi di euro. Solo per fare un raffronto, ben visibile nell'infografica qui sopra, Eni - ossia la principale azienda italiana, partecipata dallo Stato - cuba 135 miliardi di euro, Enel 132. Stellantis, che però è una multinazionale, solo per continuare a dare un ordine di grandezza, l’anno scorso ha fatto registrare ricavi per 189 miliardi di euro.
Ma dove si alimenta questa impresa? Il caporalato, in edilizia o in agricoltura, con le lunghe mani delle organizzazioni criminali, è la prima risposta che viene in mente. Invece la percentuale di lavoratori in nero in agricoltura, secondo i dati Istat, è del 24,4%, mentre nelle costruzioni è del 14,8%. Il record è fra le mura domestiche, ossia per colf e badanti, dove la percentuale di lavoratori in nero arriva al 52,3%. E il peso del lavoro nero si traduce in 37 miliardi di euro a carico dei contribuenti italiani.
Una situazione affrontata anche nel recente DL Flussi, predisposto dal Consiglio dei ministri, che prevede l’ingresso in Italia (o, per meglio dire, l’emersione di molti già qui) di 165mila lavoratori stranieri nel 2025, di cui 11mila posti in più proprio per colf e badanti.
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