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Il progetto
09 Ottobre 2024 - 20:10
I peperoni del futuro
Il progetto, durato circa cinque anni, si è concentrato sulla mappatura delle molecole antiossidanti presenti nei peperoni. Sono stati individuati oltre 1100 composti, con l'obiettivo di studiarne gli effetti benefici sia sulla salute umana che su quella delle piante. Questa ricerca è stata condotta nell'ambito di tre progetti europei Horizon 2020: Plantasys, G2P-SOL e NatGenCrop. L'approccio ha richiesto la creazione di materiali altamente diversificati, comprese collezioni di germoplasma e linee derivanti da incroci tra peperoni coltivati e specie selvatiche.
Il CREA ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo di linee avanzate di peperoni, derivanti da incroci interspecifici tra una varietà di peperone dolce, molto apprezzata sul mercato italiano, e un'accessione selvatica piccante proveniente dal Sud America. Questo incrocio, raro in natura a causa degli areali di coltivazione diversificati, ha permesso di individuare con precisione i geni presenti nei progenitori selvatici. La strategia adottata sottolinea l'importanza delle risorse genetiche come serbatoio di geni essenziali per l'agricoltura del futuro.
L'istituto ha, inoltre, sviluppato oltre 10 mila marcatori genomici utilizzando metodologie di sequenziamento di nuova generazione. Questi marcatori sono stati fondamentali per la caratterizzazione genomica delle nuove linee di peperoni. La valutazione delle prestazioni agronomiche e dei livelli di metaboliti è stata condotta sia in pieno campo che in serra presso la sede di Pontecagnano, garantendo un'analisi completa e dettagliata delle nuove varietà.
Il progetto ha visto la collaborazione di sette istituzioni di ricerca di fama mondiale. Tra queste, l'Istituto di Fisiologia Molecolare delle Piante "Max Planck" in Germania ha svolto il ruolo di coordinatore. Altri partner chiave includono il Centro di Ricerca Orticoltura e Florovivaismo del CREA, l'Università della Georgia negli Stati Uniti, l'Università di Wageningen nei Paesi Bassi e tre istituzioni bulgare: l'Istituto di Ricerca su Colture Orticole "Maritsa", il Centro di Biologia e Biotecnologie dei Sistemi Vegetali e l'Università di Plovdiv. Questa rete di collaborazioni internazionali ha permesso di unire competenze e risorse per affrontare le sfide globali dell'agricoltura moderna.
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