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L'EMERGENZA

L'Italia è sovrappeso : 57mila morti l’anno a causa dell’obesità

25 milioni di italiani a rischio: i dati allarmanti al convegno di Motore Sanità

Comunicato

Obesità - foto di scena

L'obesità non ha ancora ricevuto il riconoscimento che merita: è da considerare come una malattia cronica, includendola nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e affrontandola con un approccio multidisciplinare, con interventi integrati a livello nazionale e regionale, e investendo sulla ricerca e sulle terapie innovative.

È questo il messaggio lanciato in occasione del convegno “Rischio cardiovascolare. Lotta all’obesità” organizzato a Roma da Motore Sanità. 
Dal confronto tra esperti, stakeholder e rappresentanti delle istituzioni, il quadro emerso è chiaro e allarmante: intervenire con azione concrete è quantomai urgente. 
L’obesità, infatti, è una delle principali emergenze sanitarie a livello mondiale, in continua crescita soprattutto nei Paesi a medio-alto reddito. E sconfiggerla – a fronte di costi sociali, ma anche economici, enormi – diventa un obiettivo chiave.

Per capire la strada da intraprendere, attivarsi concretamente, dalla prevenzione alla diagnosi precoce e terapia, Motore Sanità organizzerà una Road Map in nove Regioni italiane, tra cui il Piemonte

I DATI ALLARMANTI
Attualmente, si calcola che nel mondo le persone obese o in sovrappeso siano un miliardo, con proiezioni allarmanti che suggeriscono come, entro il 2035, metà della popolazione mondiale potrebbe soffrire di questa condizione che sta assumendo i caratteri di una vera e propria epidemia.
Con conseguenze devastanti: ogni anno, 2,8 milioni di persone muoiono per complicanze legate all’obesità, tra cui malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2, alcuni tumori, problemi ortopedici, respiratori e infertilità. Patologie che, secondo le stime, ogni anno causano 57mila decessi soltanto in Italia, dove le persone obese o in sovrappeso sono 25 milioni.

«Le condizioni di sovrappeso e obesità, ormai, sono prevalenti nella nostra società, con un incremento costante», spiega il professor Alberico Catapano, Presidente SISA e Past president EAS.

«Si legano alla presenza di diabete, che è una malattia cardiovascolare. L’obiettivo è “spezzare questo circolo vizioso”. Innanzitutto “mantenendo il peso corporeo entro limiti adeguati, attraverso l’attività fisica e un approccio alimentare corretto, seguendo il sano principio secondo cui, per mantenere il peso, le calorie che si ingeriscono devono essere eliminate,
mentre, ovviamente, per perderlo se ne devono consumare di più rispetto a quelle assunte».  

EDUCAZIONE ALIMENTARE NELLE SCUOLE 

Secondo Catapano prevenire il sovrappeso e l’obesità è possibile , ma i modelli di vita e alimentazione di oggi non sono d'aiuto: bisognerebbe partire dall'educazione alimentare del bambino a scuola, così come all'educazione all'attività fisica, con la consapevolezza che i più piccoli possono essere una spinta favorevole a tutta la famiglia.

La preoccupazione, inoltre, è alimentata dallo stretto legame dell'obesità con certe patologie: ischemiche, aritmiche, con lo scompenso cardiaco, ma anche con malattie cardio-respiratorie come le apnee del sonno. Come afferma il professore Pasquale Perrone Filardi, Presidente della Società Italiana di Cardiologia, dato l'aumento di obesità infantile e adolescenziale, è necessario intervenire in età scolare o, purtroppo con grande probabilità, resterà obeso in età adulta con un rischio cardiovascolare aumentato. 

IL LEGAME OBESITÀ E DIABETE

L’obesità è anche il principale fattore di rischio del diabete tipo 2. «Infatti», ha spiegato Riccardo Candido, Presidente Nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD), «il crescente aumento della prima ha portato a un aumento del secondo. Dal momento che quasi il 95% delle persone con diabete tipo 2 è in sovrappeso o obeso, diventa essenziale che i diabetologi siano in grado di rispondere al problema dell’eccesso ponderale oltre a quello dell’iperglicemia. Dato il carattere multifattoriale dell’obesità, servono team multiprofessionali e mulitidisciplinari, che includano figure centrali come il dietista, l’infermiere e lo psicologo».

L'IMPORTANZA DELLA RICERCA

Altra questione, l’innovazione e la ricerca. Che hanno fatto passi avanti fondamentali, ottenendo risultati che però non sono ancora fruibili da tutti.«La ricerca farmacologica – ragiona Candido - mette oggi a disposizione molecole in grado di controllare efficacemente il peso, oltre al diabete e alle sue complicanze, ma per l’obesità non sono ancora rimborsate. Dobbiamo lavorare affinché lo siano, in modo da contribuire fattivamente anche alla prevenzione del diabete. Ma questo non basta. Occorre impegnarsi per promuovere un radicale cambiamento culturale che favorisca la sana alimentazione, il movimento e la pratica sportiva; che contrasti ambienti e stili di vita “obesogeni”. Sono step irrinunciabili al fine di garantire la salute delle generazioni future».

Anche dal punto di vista economico, oltre che sociale, la ricaduta è impressionante. I costi totali associati all’obesità, infatti, ammontano a circa 13,34 miliardi di euro, equivalenti allo 0,8% del PIL, e comprendono sia spese sanitarie dirette (59%) sia costi indiretti legati alla perdita di produttività e assenteismo (41%).

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