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L'INCONTRO

Un'alleanza per Torino: il patto tra industria, ricerca e politica

Risultati e stimoli derivati dalla Tavola rotonda sul tema “Torino al futuro: società, cultura e impresa - come la città sta cambiando”

Torino

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A Torino serve una nuova alleanza. Un patto che affondi le radici nel mondo dell’impresa, che goda della spinta propulsiva della ricerca universitaria e - soprattutto - che sia supportato da una visione politica integrata. È nato così, da una chiacchierata tra chi Torino la conosce bene, una sorta di manifesto programmatico per il futuro della città. L’occasione è stata fornita del movimento d’opinione dumsedafe e dal Lions Club Torino che, insieme, hanno organizzato una tavola rotonda per sviscerare nuovi approcci di sviluppo e ritrovare quell’ottimismo che da sempre accompagna la crescita.

«La città oggi è malata. Può essere curata?» domanda il direttore di TorinoCronaca, Beppe Fossati, in veste di moderatore del dibattito. «Dipende dai medici» risponde caustico, con il garbo politico che lo contraddistingue, l’ex sindaco di Torino Valentino Castellanti. Al tavolo, presso l’Nh hotel di corso Vittorio Emanuele II, siede anche il presidente dell’Unione Industriali di Torino Marco Gay. Da pochi mesi alla guida dell’associazione, Gay va dritto al punto: «Dobbiamo assumerci delle responsabilità concrete» premette e, parlando della vecchia mamma Fiat, oggi Stellantis, invita ad ampliare lo sguardo. «Non parliamo più solo di automobile. Allarghiamo il concetto a tutto l’insieme dei fattori che oggi compongono la mobilità, dallo sharing ai droni». La voce del mondo della ricerca scientifica invece è affidata all’ex rettore del Politecnico Guido Saracco. «L’economia, l’università e la politica devono mettersi a lavorare insieme» spiega e, subito dopo aggiunge puntuto: «Va benissimo la concordia istituzionale, ma poi è bene che le parole si concretizzino in azioni».

In ogni caso, qualsiasi piano di intervento non può prescindere dal gioco di squadra. «Abbiamo grandi risorse, potenzialità e un capitale umano di primo valore» ricorda Castellani, soffermandosi poi sull’importanza strategica di identificare un vettore che possa affiancare il settore dell’automotive nello sviluppo di Torino. C’è poi il grande tema del calo demografico da affrontare. «Assistiamo a un invecchiamento drammatico - denuncia ancora Castellani -. Formiamo ogni anno migliaia di talenti che poi perdiamo. Dobbiamo invertire questa tendenza e per farlo ci sono esempi di buone politiche in molte città europee». Invita a creare un ecosistema «che sia davvero attrattivo per chi ha 20-30 anni. Fatto di servizi e agevolazioni», anche il presidente Gay. «Abbiamo bisogno di una formazione sempre più contaminata e applicata» commenta Saracco, che il mondo dei giovani (e quello dei talenti) lo ha vissuto da vicino nei suoi anni alla guida del Politecnico di Torino.

Ad ascoltare le suggestioni dei tre relatori, oltre a una platea gremita, i padroni di casa e ciceroni della serata Piero Gola e Tommaso Giunti che, al grido rispettivamente di “dumsedafe” e “We Serve”, si sono detti disponibili a dare il loro contributo «per il bene di Torino».

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