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IL FATTO

Vendetta social e coltellate sul pianerottolo: zio e nipote regolano i conti con l’ex della donna

Arrestati dai carabinieri di Avigliana, i due uomini ora si trovano nel carcere delle Vallette

Vendetta social e coltellate sul pianerottolo: zio e nipote regolano i conti con l’ex della donna

Una storia d’amore finita, un rimpallo di insulti sui social e una vendetta che esplode con una spedizione punitiva. Il 5 novembre i carabinieri di Avigliana hanno arrestato un uomo di 44 anni di Trana e il nipote 31enne di Giaveno, accusati di "lesioni personali pluriaggravate in concorso" e "rapina pluriaggravata in concorso".

Il caso scoppia settimane prima, quando il 31enne rompe con la sua compagna. Lei volta pagina e inizia a frequentare un nuovo uomo, al quale racconta storie di presunti maltrattamenti subiti dall’ex. L’ultimo arrivato non si limita a raccogliere le confidenze, ma decide di farsi vendicatore virtuale: inizia a insultare l’ex della donna sui social, lasciando commenti taglienti come "Non sei un uomo, picchi le donne". Lui non ci sta: quell’accusa – e ancor più, l’umiliazione pubblica – accende una miccia difficile da spegnere.

E così il 31enne decide di vendicarsi, trascinando in quest’impresa anche lo zio di 44 anni. Non scelgono un luogo neutrale, né un campo aperto: si presentano sotto casa del rivale. Lo fanno uscire sul pianerottolo e lì parte la lezione di strada, senza mezzi termini. Calci, pugni e una coltellata ben assestata al polpaccio. Alla fine, per buona misura, gli sottraggono anche il borsello, lasciandolo steso a terra. Trenta giorni di prognosi.

La vittima, malconcia ma non sconfitta, va subito a denunciare l’aggressione ai carabinieri. Da lì, le indagini scattano veloci. Gli investigatori si presentano a casa del 31enne e trovano tutto: un coltello a serramanico, una pistola Beretta a salve senza tappo rosso e persino i vestiti usati per il pestaggio. È la prova che mancava, unita alle immagini delle telecamere di sorveglianza che documentano l’arrivo dei due aggressori. Ora zio e nipote si trovano entrambi nel carcere “Lorusso e Cutugno” di Torino, a fare i conti con un’azione avventata e violenta. Una storia in cui la parola "vendetta" è scritta ovunque, dall’umiliazione subita ai colpi sferrati, fino alla futilità di uno scontro nato da uno schermo.

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