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Protesta lavoratori

Rinnovo contratto metalmeccanici non si sblocca: Torino in piazza per trovare una trattativa

Protesta a Torino contro lo stallo del rinnovo contrattuale: stipendi erosi dall'inflazione, sicurezza e lotta al precariato in primo piano

Rinnovo contratto metalmeccanici non si sblocca: Torino in piazza per trovare una trattativa

La pioggia non ha fermato la determinazione dei lavoratori metalmeccanici di Torino, che questa mattina si sono radunati davanti alla sede dell'Unione Industriali per manifestare contro lo stallo del rinnovo del contratto nazionale. Un gesto simbolico, ma carico di significato, che ha visto la partecipazione di Fim, Fiom e Uilm, i sindacati che rappresentano la voce di migliaia di lavoratori in un settore cruciale per l'economia italiana.

Torino, città simbolo dell'industria metalmeccanica italiana, ha risposto con forza alla chiamata dei sindacati. "Facciamo presidio perché la trattativa nazionale non è ripresa e l'assemblea di ieri non ha prodotto una ricomposizione del tavolo", ha dichiarato Rocco Cutri, segretario generale di Fim Cisl Torino e Canavese. Le sue parole risuonano come un appello accorato a Federmeccanica, affinché torni al tavolo delle trattative e si impegni a discutere gli 11 punti proposti dai sindacati.

Il cuore della protesta è l'erosione dei salari causata dall'inflazione. Dichiara Luigi Paone, segretario generale Uilm Torino, a margine del presidio odierno davanti all'Unione industriali Torino: "Oggi manifestiamo per il salario, per arginare la perdita di potere d'acquisto causata dall'inflazione. Abbiamo chiesto orari ridotti per redistribuire tra tutti il lavoro, ma anche sicurezza e lotta al precariato. Dobbiamo rinnovare questo contratto, Federmeccanica deve ascoltarci e discutere la piattaforma che abbiamo presentato, altrimenti continueremo con manifestazioni e scioperi".

Edi Lazzi, segretario generale Fiom Cgil Torino, ha evidenziato l'urgenza di trovare una soluzione: "Sono diverse decine di migliaia i lavoratori coinvolti in tutto il territorio di Torino e provincia. Bisogna chiudere in fretta. È un periodo complicato per tutti e non è tempo di conflitto sociale. Anche se siamo pronti". Le sue parole riflettono la consapevolezza che il tempo stringe e che il rischio di un conflitto sociale è reale, ma anche la determinazione a evitare che si arrivi a questo punto.

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