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il delitto di via sommacampagna

Bruno Caccia, la pistola del boss e quella che ha ucciso il magistrato: «La classe d'arma è la stessa»

Effettuata la consulenza balistica sull'arma sequestrata a D’Onofrio. Che si difende: «Comprata nel 2000 e mai usata»

La pistola su cui è stata fatta la consulenza balistica

La pistola su cui è stata fatta la consulenza balistica

Il calibro è lo stesso, il numero delle rigature pure. E adesso una consulenza balistica effettuata dalla polizia scientifica può cambiare la storia di uno degli omicidi più noti di Torino: quello del procuratore Bruno Caccia nel giugno 1983. Sì perché dalla relazione chiesta dalla procura risulta che i proiettili rivenuti sulla scena dell’omicidio di via Sommacampagna sono compatibili con quelli generati dai test della prova da sparo effettuata con l’arma sequestrata al boss Francesco D'Onofrio, ora indagato per il delitto del magistrato. Le striature sulle ogive sono cinque, ora come allora. E le misure dei solchi tra una e l’altra striscia impressa nelle fasi di movimento della cartuccia nell’arma sono simili a quelle rilevate dai consulenti che analizzarono i proiettili sparati contro il magistrato assassinato 42 anni fa. 

Un caso, quello di Caccia, che si era chiuso nel 2023 ma che si riapre ora, nel 2025, dopo la bellezza di 42 anni da quel delitto efferato. E dopo il ritrovamento, mesi fa, appunto della pistola nell’abitazione di Moncalieri del boss D'Onofrio, in carcere alle Vallette. Lo scorso settembre Francesco D'Onofrio è stato fermato in un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Torino e della Guardia di finanza sulla 'ndrangheta in Piemonte. E vicino alla sua abitazione di Moncalieri è stata trovata una pistola P38 Special Smith&Wesson, ritenuta compatibile con l'arma del delitto del 26 giugno 1983 di via Sommacampagna. Dopo una trasmissione di atti tra la procura di Torino e quella di Milano, il procuratore milanese Marcello Viola, con le pm Cecilia Vassena e Silvia Bonardi, hanno chiesto e ottenuto dal gip Fiorentini la riapertura delle indagini, che comporta un'iscrizione di D'Onofrio come presunto concorrente nell'omicidio.  D'Onofrio, interrogato, aveva sostenuto di avere comprato la pistola un ragazzo di Moncalieri nel 2000, sostenendo però di non averla mai usata.

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