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l'omicidio del magistrato
03 Aprile 2025 - 09:25
Bruno Caccia
Un caso chiuso nel 2023 e che si riapre ora, nel 2025, dopo la bellezza di 42 anni da quel delitto efferato. E dopo il ritrovamento mesi fa di una pistola, prodotta in Jugoslavia, nell’abitazione di Moncalieri del boss ‘ndranghetista in carcere alle Vallette. La Procura di Milano ha ottenuto la riapertura delle indagini sull'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia, ammazzato a colpi di pistola da un commando della 'ndrangheta il 26 giugno del 1983 e a cui è intitolato il Palagiustizia. Riapertura del caso con un nuovo fascicolo a carico di Francesco D'Onofrio, 69 anni, boss calabrese con una condanna alle spalle come esponente della 'ndrangheta e in passato anche ex militante dei Colp-Comunisti organizzati per la liberazione proletaria. Nel dicembre 2023, il gip di Milano, Mattia Fiorentini, aveva già archiviato un'inchiesta su D'Onofrio, sospettato di essere uno dei killer di Caccia. Un’indagine che era stata avocata dalla Procura generale milanese.
Successivamente, lo scorso settembre Francesco D'Onofrio è stato fermato in un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Torino e della Guardia di finanza sulla 'ndrangheta in Piemonte. E vicino alla sua abitazione di Moncalieri è stata trovata una pistola P38 Special Smith&Wesson, pistola che è stata ritenuta compatibile con l'arma del delitto del 26 giugno 1983 di via Sommacampagna. Dopo una trasmissione di atti tra la procura di Torino e quella di Milano, il procuratore milanese Marcello Viola, con le pm Cecilia Vassena e Silvia Bonardi, hanno chiesto e ottenuto dal gip Fiorentini la riapertura delle indagini, che comporta un'iscrizione di D'Onofrio come presunto concorrente nell'omicidio. Ora si tratterà di svolgere, da quanto si è saputo, anche una serie di accertamenti balistici, oltre a recuperare carte e documenti anche dei vecchi procedimenti. Per l'omicidio Caccia è già stato condannato Domenico Belfiore, boss della 'ndrangheta, all'ergastolo in via definitiva come mandante. E nel 2020 venne condannato anche, a seguito di nuove indagini a Milano, Rocco Schirripa, accusato di aver fatto parte del gruppo di fuoco che ha assassinato il magistrato Caccia.
L’arma (come riportato da La Stampa) è stata scoperta dal Gico della Guardia di finanza nell'incavo di un mattone forato lungo un corridoio di uno stabile di Moncalieri. La pistola, perfettamente oliata, carica e funzionante, aveva accanto 15 cartucce calibro 38 in parte italiane, in parte di fabbricazione dei Paesi dell'ex Jugoslavia. Nell'alloggio dove la pistola è stata ritrovata abita, appunto Francesco D'Onofrio, condannato nel maxi-processo Minotauro e con una condanna per armi nel suo recente passato. E che ora è in galera per l’operazione Factotum. Sulla pistola sono stati fatti numerosi accertamenti. La prova dello sparo avrebbe generato risultanze investigative tali da ritenerla astrattamente compatibile con l'arma del delitto Caccia o meritevole di accertamenti ancora più approfonditi, che spetteranno alla procura di Milano, competente per le indagini sui magistrati di Torino, anche quando parti offese. Gli esiti degli esami verranno poi messi a confronto con gli esiti della consulenza balistica di Torino con quella effettuata 42 anni fa. L'arma è entrata in Italia nel 1979 tramite un importatore di Torino che l'ha venduta a un'armeria di Moncalieri, città in cui D'Onofrio risiede. D'Onofrio, interrogato, ha sostenuto di averla comprato da un ragazzo, senza rivelare l'identità. Ha poi aggiunto di non averla mai usata.
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