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IL FATTO

Donazione degli organi dopo la morte, Littizzetto in anagrafe: «Gesto d’amore»

La comica per la sensibilizzazione «Un’amica ci è passata in prima persona»

Donazione degli organi dopo la morte,  Littizzetto in anagrafe: «Gesto d’amore»

LUCIANA LITTIZZETTO CON L'ASSESSORE FRANCESCO TRESSO

«E’ un atto di generosità gratuito».
Così Luciana Littizzetto definisce la scelta di donare gli organi, rilanciando il suo impegno a favore della cultura della donazione. L’attrice e comica torinese è intervenuta presso un ufficio dell’anagrafe, il luogo in cui i cittadini possono esprimere la propria volontà in merito alla donazione degli organi, per rinnovare il suo appello a una maggiore consapevolezza.
La sua sensibilizzazione parte da un’esperienza personale: «Tutto è nato dal fatto che io ho un’amica che è stata trapiantata di fegato e ho passato con lei gli anni di attesa», racconta Littizzetto. «Quando poi finalmente la cosa è successa e lei è stata bene, ci siamo dette: 'Tu e io facciamo questo cammino di divulgazione'. Abbiamo fatto questi spot e hanno cominciato a girare in rete».


Il suo impegno, sottolinea, è una conferma di quel percorso, e l’anagrafe rappresenta un simbolo forte: «Questo è il posto dove tu devi decidere se dire di sì o di no».
Secondo i dati, però, i consensi sono in calo. Dal 2012 sono state presentate 374.955 dichiarazioni di volontà, con un tasso di adesione del 61,8% (pari a 231.727 consensi).
Ma nel 2024 la percentuale è scesa al 58,5%, segnale che – secondo Littizzetto – impone una rinnovata azione di sensibilizzazione.
«In realtà è molto più possibile che tu abbia bisogno di un organo rispetto a che tu non ne abbia», aggiunge La comica.
«Avendo avuto vicino una persona che aveva bisogno di un fegato, ho capito che tanto siamo morti e quel pensiero ci fa paura. Il grande incubo è di non essere morti, ma parlando con persone esperte ho capito che è impossibile».
Littizzetto tocca anche l’aspetto psicologico e culturale che spesso ostacola la decisione: «Molti non dicono no, ma ci pensano perché non è una loro priorità in quel momento. Invece, avendo a che fare con tantissime persone che hanno vissuto questa esperienza, ho capito che è una grandissima priorità: si può salvare una vita».
A chi si sente troppo anziano o fragile per donare, l’attrice risponde con pragmatismo: «Ci sono i medici a valutarlo. È un atto gratuito, la religione lo consente ed è più semplice di quanto pensiamo. Almeno ci si prende la responsabilità in vita di questa scelta, non lasciandola ad altri. Che è un peso».
Il messaggio finale dell’attrice è rivolto ai più giovani, ma anche alla società nel suo insieme: "Bisogna puntare sui giovani e su questo atto di generosità. Siamo un mondo sempre più egoista, ma questa è generosità che non costa nulla».

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