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Il reportage

La nuova guerra del vino italiano: il cambiamento climatico si sta bevendo tutto

Siccità, bombe d’acqua e parassiti: la viticoltura in bilico

(Fonte IA)

(Fonte IA)

C’è chi lo annusa nel calice e chi lo sente nell’aria, ma il cambiamento climatico non è più un argomento da convegno: è una realtà che affonda le radici nella terra, nelle vigne e nelle mani di chi il vino lo produce ogni giorno. È da questa consapevolezza che nasce “Gradi – Il vino italiano ai tempi del cambiamento climatico”, il reportage firmato Will Media in collaborazione con FIVI, la Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti.

Ondate di calore, alluvioni improvvise, incendi, grandinate. Non si parla più di scenari futuri, ma di impatti reali sulle vendemmie, sui raccolti, sulla sopravvivenza di chi lavora nei campi. Produrre vino oggi non è più solo una questione di terroir e barrique, ma di adattamento, resistenza e innovazione. I vignaioli indipendenti lo sanno bene: affrontano stagioni fuori controllo, sperimentano nuove tecniche di coltivazione, provano a difendere territori che rischiano l’abbandono. Non per romanticismo, ma per sopravvivenza.

Eppure, in mezzo al caos, c’è chi continua a fare scelte radicali: diversificare le colture, ripensare il rapporto con l’acqua, integrare nuove specie nei vigneti. Non esistono soluzioni semplici, ma esiste un’urgenza collettiva: non lasciare che la viticoltura diventi solo un’altra vittima del disastro ambientale.

Oltre alle questioni agricole, il tema è politico. Il mondo del vino rappresenta pezzi interi di colline e montagne italiane, aree interne già fragili e a rischio spopolamento. Il cambiamento climatico è qui, e il vino lo racconta bene. Ma chi ascolta davvero?

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