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Il colloquio
25 Maggio 2025 - 14:13
«È un miracolo che non ci sfuggano casi come quello dei due bambini abbandonati dalla mamma fra droga e rifiuti» denuncia Emma Avezzù, da ottobre 2019 alla guida della Procura dei minorenni del Piemonte e della Valle d’Aosta. Che poi entra nel merito: «Siamo pochi e con tanti fascicoli, in più la riforma Cartabia ci ha complicato il lavoro».
Fa effetto sentire uno sfogo simile da parte di un magistrato. Soprattutto se si tratta di Avezzù, che ha una lunga esperienza in ambito minorile fra Torino e Brescia (dov’è stata procuratore capo da marzo 2014 a ottobre 2019). Quindi c’è da crederle se esprime una simile preoccupazione proprio nel momento in cui Torino si interroga sul caso dei due bimbi - di 2 e 4 anni e mezzo - lasciati fra sporcizia e pipette per fumare crack in un appartamento di via Carrera 63, nel quartiere Parella.
Una vicenda di cui la Procura dei minori è stata informata solo ai primi di maggio, quando una conoscente della madre l’ha segnalata. A quel punto i magistrati hanno allertato i servizi sociali e hanno fatto ricorso al Tribunale dei minorenni, aprendo un fascicolo per la limitazione della responsabilità genitoriale. Così è stato possibile prevedere l’intervento dei servizi sociali per i bimbi e del SerD (il servizio Dipendenze dell’Asl) per la madre: «Senza quella persona non avremmo mai saputo nulla» riflette Avezzù.
Invece quella prima segnalazione e il successivo intervento dell’assistente sociale hanno permesso di mettere in sicurezza i bimbi, per cui è già partita la procedura di adottabilità. La procuratrice non entra nel merito della vicenda, che dovrà avere un suo corso (sia dal punto di vista penale sia da quello civile, con le pratiche per il futuro dei due protagonisti incolpevoli di quanto successo). Però fa un ragionamento generale che suona come un allarme: «Non stiamo più dietro ai casi perché nel 2025 abbiamo già più di 2mila fascicoli civili da seguire, di cui ci occupiamo io, tre sostituti procuratori e pochissimo personale. Rischiamo di perderci qualcosa ed è un miracolo se non capita. Inoltre, con la riforma Cartabia, è diventato più difficile ottenere provvedimenti d’urgenza e intervenire tempestivamente. Anche in questo caso, senza quanto successo venerdì, saremmo passati per le vie ordinarie. Quindi 6-8 mesi per una convocazione, visto che la riforma ha assimilato questi casi a quelli delle coppie che si separano».
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