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Il triste primato di Torino e Milano, le province italiane con più morti sul lavoro

Nel 2025 aumentano le morti bianche in Italia. E le vittime donne sono quasi il 50% in più dello scorso anno

Il triste primato di Torino e Milano, le province italiane con più morti sul lavoro

Il triste primato di Torino e Milano, le province italiane con più morti sul lavoro

Proprio mentre l'Italia è chiamata alle urne per votare 4 referendum sul lavoro, risuona per l'ennesima volta l'allarme per le morti bianche. Un allarme che ci riguarda molto da vicino, visto che proprio Torino (insieme a Milano) è la provincia che conta più morti sul lavoro in questo 2025.

Le statistiche, elaborate dall'Osservatorio Sicurezza sul lavoro Vega sulla base dei dati Inail, segnalano infatti che nel primo quadrimestre 2025 in Italia si sono registrati 291 decessi (211 sul lavoro e 80 in itinere), pari a un aumento dell'8,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A colpire è in particolare il dato che riguarda le lavoratrici: le donne che hanno perso la vita lavorando sono quasi il 50% in più rispetto al 2024.

A guidare questa poco invidiabile classifica è la Lombardia, con 34 vittime. Ma, se si guarda il rapporto rispetto al numero di occupati, prima è invece la Basilicata. E il Piemonte? Conta già 17 vittime. Peggio, oltre che della Lombardia, solo di Veneto (21) e Campania (19). Lo scorso anno, nello stesso periodo, la nostra regione contava 13 morti sul lavoro: l'aumento è quindi di poco superiore al 30%. "Colpa" soprattutto di Torino: nella città della Mole e in provincia infatti si contano 10 morti nei primi 4 mesi dell'anno. E' il dato peggiore d'Italia, alla pari solo con Milano e seguito da Bergamo (8), Napoli e Roma (7). Nel 2024 le vittime a Torino erano state 6, l'aumento in un solo anno è quindi pari al 66,6%.

A livello nazionale, l'Osservatorio evidenzia poi che il fenomeno delle morti bianche continua a essere preoccupante soprattutto tra i lavoratori che hanno maggiore esperienza. L’incidenza più elevata si registra proprio nella fascia d’età degli ultrasessantacinquenni (19,2) e in quella compresa tra i 55 e i 64 anni (14,8), seguita dalla fascia di lavoratori tra i 15 e i 24 anni (9,6). Dal punto di vista del sesso, invece, in totale sono 28 le donne decedute nel primo quadrimestre (circa 47,5% in più dello scorso anno).

Per i lavoratori stranieri, il rischio è quasi il doppio rispetto a quelli italiani. Gli stranieri deceduti in occasione di lavoro sono 39 su 211. In numeri assoluti, quindi, si tratta di una minoranza ma se si guardano le percentuali il discorso cambia: infatti, gli stranieri registrano 15,5 morti ogni milione di occupati, contro l’8,0 degli italiani. 

Il settore più colpito è quello delle Costruzioni, con 31 decessi in occasione di lavoro, seguito da Trasporti e Magazzinaggio (30) e Attività Manifatturiere (29).

Il commento di Mauro Rossato, presidente dell'Osservatorio Vega, è amaro: «Un primo quadrimestre da dimenticare. Perché dopo il giro di boa dei primi quattro mesi del 2025, le proiezioni per la fine dell’anno sembrano a dir poco pessimistiche quando si parla di vittime sul lavoro. Sette regioni sono in zona rossa e altre sei in zona arancione (tra cui il Piemonte ndr), le due fasce critiche in cui raccogliamo le regioni con tassi d’incidenza infortunistica superiori alla media nazionale - sottolinea -. A maggio è stato finalmente approvato il nuovo Accordo sulla formazione sulla sicurezza che obbliga tutti i datori di lavoro a ricevere un’adeguata informazione sulla normativa per la prevenzione degli infortuni: ci auguriamo che, grazie ad una maggiore consapevolezza dei datori di lavori, migliori anche la sensibilità sulla sicurezza nelle aziende». 

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