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IL FATTO

Lavoro, lo sciopero contro la strage. Nel 2024 ci sono già 19 morti in più

Caschi a terra per la manifestazione in piazza Castello e in altre 3 città piemontesi

Caschi a terra per la manifestazione in piazza Castello e in altre 3 città piemontesi

Caschi a terra per la manifestazione in piazza Castello e in altre 3 città piemontesi

Caschi gialli a terra in piazza Castello a Torino e in altre 3 piazze del Piemonte (Alessandria, Novara e Cuneo) per dire basta ai morti sul lavoro.

Percentuali di adesione allo sciopero altissime nelle fabbriche e centinaia di persone in piazza, ieri, per la protesta indetta da Cgil e Uil a livello nazionale in tutti i settori privati. « È uno sciopero per dire basta - ha spiegato Giorgio Airaudo, segretario generale della Cgil Piemonte - perché le morti sul lavoro sono evitabili, e per azzerare la precarietà. È uno sciopero che chiede che le persone vengano retribuite bene per lavori buoni». «I caschi a terra in piazza Castello hanno il significato di ricordare il numero enorme di vittime sul lavoro - osserva Gianni Cortese, segretario generale della Uil Torino e Piemonte - Lo scorso anno 1.041 morti, di cui 75 in Piemonte. Il 2024 inizia col dato dei primi due mesi che registrano un aumento di 19 morti rispetto all’anno precedente in Italia. La scia di sangue è lunghissima, noi ricordiamo la strage alla Thyssen Krupp, i morti del cantiere dell’Esselunga di Firenze, quello che è successo a Brandizzo la scorsa estate». E proprio in queste ore sono in corso le operazioni dei vigili del fuoco sulla scena dell’ultima strage del lavoro in Italia: oggi sono stati recuperati i corpi di tre dei 4 dispersi dell’esplosione alla centrale di Suviana. Ora, con  Alessandro D’Andrea, Paolo Casiraghi, tecnico specializzato della Abb di Sesto San Giovanni, e Adriano Scandellari, dipendente di Enel Green Power, il conto delle vittime è quindi salito a 6.

«I morti sono tutti uguali e determinano dolore e sofferenza nelle famiglie. Siamo stufi però - continua Cortese - che la politica manifesti vicinanza quando si verificano gli episodi, ma dopo non si agisca sulle cause principali, che sono il precariato, i contratti pirata e gli appalti a cascata, dove molto spesso non si riesce neanche a risalire alle ditte da cui dipendono le vittime degli infortuni sul lavoro».

Percentuali altissime di adesione si sono registrate in gran parte delle fabbriche piemontesi «a testimoniare la necessità urgente di cambiare il mercato del lavoro. Il governo deve intervenire per garantire a lavoratrici e lavoratori sicurezza, contratti adeguati al costo della vita, una fiscalità progressiva ed equa» conclude Gabriella Semeraro, segretaria generale della Cgil Torino.

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