Cerca

Curiosità

Il tramezzino è nato a Torino o a Venezia? Una questione di lingua, non di cucina

Dietro la disputa tra due città italiane si nasconde una verità sorprendente: non è un’invenzione italiana, ma un adattamento linguistico del britannico sandwich.

Il tramezzino è nato a Torino o a Venezia? Una questione di lingua, non di cucina

Chi ha inventato il tramezzino? Torino o Venezia? È una domanda che, di tanto in tanto, riaffiora con toni da rivalità campanilistica, ma che in realtà nasconde un equivoco più linguistico che gastronomico. Non si tratta di una provocazione, bensì di una semplice constatazione: ciò che oggi chiamiamo “tramezzino” esisteva ben prima che il termine venisse coniato, e per secoli è stato noto semplicemente come sandwich.

L'origine del tramezzino, o meglio del sandwich, è attribuita a John Montagu, IV conte di Sandwich (1718–1792), che per primo ebbe l’idea di sovrapporre due fette di pane imburrato con un ripieno al centro. Una soluzione pratica per mangiare senza interrompere le sue attività, che fossero burocratiche o ludiche. La prima descrizione di questo “panino” arriva dal francese Pierre Jean Grosley, che lo cita nella sua guida A Tour to London del 1772. In Inghilterra, già agli inizi dell’Ottocento, il sandwich si arricchisce di ripieni: manzo freddo, lingua salmistrata, prosciutto.

E proprio in questa forma il sandwich arriva anche in Italia, citato per la prima volta nel 1846 nel manuale Cucina sana, economica ed elegante del cuoco francese Francesco Chapusot. All’epoca, Chapusot era al servizio di Ralph D’Abercromby, ambasciatore britannico a Torino, ed è verosimile che siano stati proprio i caffè torinesi a fare da trampolino di lancio per l’importazione della specialità britannica.

In Italia, il sandwich ha assunto nel tempo molteplici nomi. Nei ricettari e nelle cronache si parla di “panini gravidi” (secondo la dizione toscana), “panini imbottiti” (a Roma), “tartine di pane” e di una serie di italianizzazioni creative: “sanguicci”, “sanguevicci”, “sanduicci”. Tutti modi per italianizzare una moda alimentare che si stava diffondendo in tutto il Paese.

È solo negli anni '20 del Novecento che il termine “tramezzino” fa la sua comparsa, in risposta alla politica di autarchia linguistica del regime fascista, che vietava l’uso di parole straniere nelle insegne e nelle denominazioni commerciali (prima legge nel 1923, seguita da una seconda nel 1937). In quel contesto nacquero tanti neologismi — alcuni fortunati, altri meno — per rimpiazzare parole d’importazione. “Tramezzino” si rivelò uno dei più riusciti.

La leggenda vuole che sia stato Gabriele D’Annunzio a coniare il termine, anche se il primo dizionario a registrarlo nel 1935 lo attribuisce a un autore ignoto. In ogni caso, l’etimologia è interessante: il “tramezzino” sarebbe un panino con un ripieno “tramezzo”, ovvero “in mezzo”, esattamente come indicava già nel 1870 una definizione toscana del “panino gravido”: «Chiamasi quello spezzato in due orizzontalmente, e messoci tramezzo fette o di salame o di prosciutto».

Le prime ricette con il nome di “tramezzino” compaiono sulla rivista La Cucina Italiana nell’agosto del 1936. Ma nonostante le pressioni del regime per evitare i forestierismi, il termine “sandwich” continua a essere usato in parallelo, a testimonianza della radice britannica dell’idea.

Il motivo per cui Torino e Venezia si contendono la paternità del tramezzino è più sociale che gastronomico. Entrambe erano città ricche, borghesi, culturalmente aperte e attratte dalla modernità, elementi che favorivano l’adozione di novità europee — cibo compreso. Ma più che di invenzione, si tratta di appropriazione: né TorinoVenezia possono davvero vantare la creazione del tramezzino, così come non avrebbe senso rivendicare l’invenzione della pallacanestro solo perché la si chiama “palla al cesto”.

Il tramezzino, quindi, non è nato né a Torino né a Venezia. È nato in Inghilterra come sandwich e solo più tardi ha trovato una “versione italiana” sia nel nome che nell’abitudine quotidiana. Il termine “tramezzino” è un’invenzione linguistica del XX secolo, mentre l’alimento che rappresenta affonda le radici in un’idea geniale del Settecento. Semmai, Torino può vantare l’onore di essere stata una delle prime città italiane a importare il concetto, ma parlare di invenzione sarebbe fuorviante. È un pezzo di storia della cultura alimentare globale, adottato e adattato all’italiana.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.