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IL CASO
22 Luglio 2025 - 17:35
MAURO LAUS
Un’intera famiglia sotto indagine. Il deputato del Partito Democratico Mauro Laus è al centro di un'inchiesta della procura di Torino sulla cooperativa Rear di Grugliasco, attiva nei servizi di vigilanza e accoglienza. Insieme a lui indagati la moglie Maria Cardone, i figli Giuseppe e Vittorio, e la cognata Valeria Cardone, attuale vicepresidente del consiglio direttivo e amministratrice delegata della cooperativa, di cui Laus è socio dal 1986.
Agli 8 indagati, tra cui anche l’assessore comunale ai Grandi eventi Mimmo Carretta e la presidente del Consiglio comunale di Torino Maria Grazia Grippo, vengono contestati a vario titolo i reati di infedeltà patrimoniale e malversazione di erogazioni pubbliche. Gli indagati avrebbero beneficiato di stipendi non dovuti, a fronte di rapporti di lavoro che, per gli inquirenti, non sarebbero mai stati realmente svolti all’interno della Rear. L’inchiesta — coordinata dai pm Giovanni Bombardieri e Alessandro Aghemo — ha ricostruito che tra il 2013 e il 2021 sarebbero stati attivati contratti fittizi con i familiari di Laus e con esponenti politici a lui vicini. Uno dei figli risultava formalmente assunto come operaio, l’altro come dipendente.
Grippo e Carretta, secondo la ricostruzione della Guardia di Finanza, avrebbero percepito compensi dalla cooperativa senza che vi fosse una reale corrispondenza con l’attività lavorativa. Sotto la lente degli inquirenti anche un finanziamento a tasso agevolato da 3 milioni di euro, oltre a contributi pubblici erogati durante la pandemia. Parte di questi fondi sarebbe stata impiegata per pagare stipendi ritenuti indebiti. Inoltre, la guardia di finanza ha documentato l’uso improprio di immobili e box auto — tra Torino, Roma e Riva del Garda — intestati alla cooperativa ma, secondo l’accusa, utilizzati per fini personali.
Il legale di Laus, l’avvocato Maurizio Riverditi, che difende anche gli altri indagati, ha commentato che l’avviso di conclusione delle indagini era atteso da tempo: «Si tratta di questioni esclusivamente operative su cui è già intervenuta un’ispezione ministeriale. L’inchiesta non ha nulla a che vedere con l’attività politica dei miei assistiti né con gli appalti aggiudicati dalla società». Lo stesso Laus è intervenuto pubblicamente con una breve nota: «Affronto questa fase con serenità. Non cerco alibi né indulgenze. I fatti, una volta emersi con completezza, sapranno raccontare la realtà meglio di ogni congettura».
ANDREA RUSSI
La reazione più netta arriva dal Movimento 5 Stelle, con il capogruppo in consiglio comunale Andrea Russi che attacca duramente il Partito Democratico: «Non mi interessano i risvolti giudiziari, ma il contesto politico che ancora una volta viene fuori. È sempre lo stesso schema: favori reciproci, cooperative utilizzate come leve di potere, pacchetti di voti gestiti dietro le quinte. Cambiano i volti, ma il sistema non cambia mai». Russi punta il dito contro quella che definisce una continuità sistemica: «Il Pd torinese è ostaggio dei suoi burattinai. E il sindaco Stefano Lo Russo, che da questo sistema è stato sostenuto, resta in silenzio. Cresciuto in questo vivaio, non può rinnegarlo». L’affondo si fa politico: «Parlano di unità, ma senza rottura non c’è cambiamento. L’unità che si limita a tenere insieme tutto com’è diventa colla di pesce: trasparente, insapore, inutile. A Torino, il varco c’è. O lo si attraversa ora, o resteremo al di qua, con lo stesso copione che si ripete da anni».Intanto, la Rear resta al centro dell’attenzione anche per la sua storia societaria. Da cooperativa locale con un solo committente, negli anni è diventata un operatore nazionale nel settore della vigilanza, dei musei, degli eventi e dell’accoglienza. Il museo Egizio, la Reggia di Venaria, il museo del Cinema, il Colosseo, i Musei civici di Milano, il Salone del Libro sono solo alcune delle realtà che si sono affidate a Rear per biglietteria e sorveglianza. Un'espansione silenziosa che ha seguito in parallelo l’ascesa politica di Laus, almeno da quando, negli anni ’90, i soci fondatori fecero "un passo indietro" lasciando la gestione a lui. Fino al 2014 Laus ne è stato a capo. La guida è poi passata ad Antonio Munafò, tuttora presidente, ma per gli inquirenti il deputato Pd avrebbe continuato a gestire la cooperativa come «amministratore di fatto». Rear è stata oggetto di critiche per i compensi ai dipendenti: nel 2012, durante il Torino Film Festival, i lavoratori del Museo del Cinema denunciarono paghe da 5 euro lordi l’ora. La protesta ricevette anche il sostegno del regista Ken Loach, che rifiutò un premio per solidarietà. Nel 2023 la società è stata commissariata dopo l’avvio delle indagini penali. All’epoca contava 1.500 dipendenti (oggi sono 1.660), con un fatturato annuo di 30 milioni di euro. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, sotto la guida di Adolfo Urso, dispose un controllo straordinario, affidando la gestione al commissario Francesco Cappello. Il commissariamento è terminato il 15 gennaio 2024, con la conferma della governance. Tre membri del consiglio di amministrazione sono rimasti al loro posto: Valeria Cardone (cognata di Laus), Antonio Munafò (presidente) e Omar Bochicchi.
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