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Il caso
02 Agosto 2025 - 10:12
Foto di repertorio
Un uomo di 40 anni, medico dermatologo con residenza e studio a Chivasso, è stato arrestato con l’accusa di aver adescato minorenni, prodotto e diffuso materiale pedopornografico attraverso canali del dark web e piattaforme peer to peer (ovvero, scambio reciproco). Nel suo tempo libero, l’uomo allenava anche una squadra giovanile di pallavolo: proprio grazie a questo duplice ruolo, secondo le accuse, sarebbe riuscito ad avvicinare e manipolare ragazzi tra i 13 e i 16 anni. Il provvedimento di custodia cautelare, firmato dal Gip di Torino, è il risultato di un’indagine complessa durata oltre due anni, portata avanti dal Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia online (Cncpo) con il supporto del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Torino, sotto il coordinamento del pm Roberto Furlan. Gli investigatori, attraverso attività sotto copertura, sono riusciti a infiltrarsi in ambienti pedofili attivi da anni nel dark web, frequentati anche dal sospettato. Grazie all’utilizzo della rete Tor, che consente di mascherare il traffico online rendendo difficile l’identificazione degli utenti, gli agenti hanno ricostruito la presenza costante del medico nei gruppi pedocriminali.
Fingendosi parte delle comunità illegali, gli agenti sono risaliti agli alias utilizzati dall’uomo fino a identificarlo con certezza.
L’inchiesta, avviata inizialmente dalla procura di Roma, aveva già portato a una perquisizione domiciliare e informatica: l’analisi dei dispositivi sequestrati ha confermato le ipotesi iniziali, facendo emergere una partecipazione attiva dello specialista nella produzione di contenuti realizzati con adolescenti adescati online e convinti a farsi riprendere in video e foto a sfondo sessuale. Nel materiale sequestrato figurano anche immagini generate con intelligenza artificiale, sempre con minorenni (dai 0 ai 18 anni) come protagonisti.
Durante le indagini, la polizia ha inoltre scoperto che l’uomo intratteneva rapporti con una rete più ampia di soggetti coinvolti nello scambio di materiale illecito. Tra questi, anche don Jordan Coraglia, sacerdote di 51 anni della provincia di Brescia, già arrestato a maggio per scambio e detenzione di oltre 1.500 file pedopornografici. Sul cellulare del prete, noto per aver fondato la “nazionale di calcio dei sacerdoti” e per le sue posizioni pubbliche contro le bestemmie nello sport, sono state trovate immagini inequivocabili provenienti da canali Telegram specializzati nella diffusione di questo tipo di contenuti.
Secondo quanto emerso, il medico e il sacerdote stavano pianificando la creazione di un gruppo pedopornografico attivo esclusivamente in Italia, con obiettivi strutturati e contatti stabili. Le indagini puntano ora a chiarire il coinvolgimento di un terzo soggetto, già attenzionato dalla polizia, che secondo gli investigatori avrebbe avuto un ruolo dirigenziale all’interno della rete.
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