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Crisi ex Ilva, lo stabilimento di Racconigi a rischio, servono interventi urgenti

Il sito lavora a ranghi ridotti, 15 operai in cassa integrazione. I rappresentanti del territorio chiedono al Governo un piano condiviso per salvaguardare l'occupazione e rilanciare il comparto siderurgico

Crisi ex Ilva, lo stabilimento di Racconigi a rischio, servono interventi urgenti

Ancora una volta, lo stabilimento ex Ilva di Racconigi si trova a dover affrontare una fase critica. La crisi che coinvolge l’intero gruppo siderurgico continua a generare forti preoccupazioni, soprattutto per le ricadute occupazionali e industriali sul territorio.

Lunedì si è tenuto a Novi Ligure un incontro dedicato alla situazione del comparto siderurgico piemontese. Alla riunione hanno partecipato, tra gli altri, il direttore generale di Ilva in amministrazione straordinaria Francesco Zambon, il presidente della Regione Alberto Cirio, la vicepresidente e assessora al Lavoro Elena Chiorino, l’assessore alla Logistica Enrico Bussalino, rappresentanti sindacali, Rsu e amministratori locali, tra cui il vicesindaco di Racconigi, Alessandro Tribaudino.

Dal confronto sono emerse richieste precise: il riconoscimento del ruolo strategico del settore siderurgico, un approccio coordinato alla crisi, investimenti orientati alla decarbonizzazione e al rilancio produttivo, tutela dell’occupazione e potenziamento della formazione per accompagnare la transizione industriale.

Le istanze saranno portate al tavolo di crisi convocato dal Governo per martedì 12 agosto a Roma.

Nel frattempo, a Racconigi, dove si lavorano i coils (bobine di acciaio), la situazione resta tesa. Gli occupati sono attualmente 87, il numero più basso mai registrato. Di questi, 15 sono già in cassa integrazione, e si teme un ulteriore peggioramento a settembre a causa dei blocchi produttivi negli altri siti del gruppo.

«Il momento è estremamente delicato – ha dichiarato il vicesindaco Tribaudino –. Lo stabilimento di Racconigi è parte integrante del nostro tessuto produttivo e ogni ulteriore riduzione colpirebbe direttamente famiglie e economia locale».

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