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Eccellenza piemontese
28 Agosto 2025 - 14:55
Un granello di plastica di pochi millimetri può seminare distruzione negli oceani per decenni. Ma da Torino arriva una soluzione che potrebbe cambiare le regole del gioco nella lotta all'inquinamento marino. Salvatore Tartaglia, laureando in Architecture for Sustainability al Politecnico, ha guidato un team internazionale alla vittoria del progetto ULISSES 2025, sviluppando un sistema innovativo per contenere e monitorare i temibili nurdles.
L'ESPERIENZA MULTICULTURALE DI ULISSES
Dal 7 al 25 luglio scorso, Lisbona ha ospitato la quinta edizione di ULISSES – University of Lisbon Interdisciplinary Studies on Sustainable Environment and Seas. Il progetto, promosso dall'Universidade de Lisboa nell'ambito dell'alleanza universitaria europea UNITE!, offre agli studenti un percorso formativo unico che combina didattica internazionale e ricerca applicata sui problemi degli oceani.
Il programma si è articolato in due momenti complementari: una prima fase di e-learning di circa dieci settimane con lezioni tenute da esperti internazionali, seguita da tre settimane intensive in presenza nella capitale portoghese. Qui i partecipanti, organizzati in team multiculturali, hanno dovuto sviluppare e presentare soluzioni concrete ai problemi ambientali proposti dalla commissione scientifica.
Quest'anno la sfida aveva un nome preciso: "Oceani senza plastica", con focus particolare sui nurdles, i granuli di plastica di 2-5 millimetri utilizzati come materia prima nell'industria. Apparentemente innocui, questi microscopici frammenti rappresentano una delle minacce più insidiose per gli ecosistemi marini quando finiscono accidentalmente in mare durante il trasporto o la lavorazione.
Una volta dispersi, i nurdles vengono scambiati per cibo dalla fauna marina, entrando nella catena alimentare e causando danni che si propagano fino all'uomo. La loro dimensione ridotta li rende praticamente impossibili da recuperare con le tecnologie tradizionali, trasformando ogni sversamento in un disastro ambientale di lunga durata.
Tra i 32 studenti selezionati a livello internazionale, il team ribattezzato "Sirens" – composto da Salvatore Tartaglia e cinque colleghi provenienti da Germania, Portogallo, Spagna, Svezia e Polonia – ha conquistato la vittoria con una soluzione tanto elegante quanto efficace.
Il prototipo prevede l'utilizzo di borse in rete Dyneema, materiale riciclato comunemente utilizzato in ambito nautico per la sua resistenza. Queste borse, progettate per contenere i tradizionali sacchi di nurdles da 25 kg, sono collegate tra loro tramite cavi formando un sistema modulare perfettamente compatibile con i pallet da trasporto attualmente in uso. L'aspetto più innovativo del sistema proprosto, però, risiede nel meccanismo di risposta automatica agli incidenti. Alle estremità del sistema modulare sono infatti installati un localizzatore GPS e una boa che si attiva automaticamente in caso di sbalzi di pressione causati da incidenti marittimi.
Quando si verifica uno sversamento, la boa emerge istantaneamente facendo aprire le sacche per coprire la massima area possibile, mentre il GPS trasmette in tempo reale la posizione esatta dell'incidente. Questo consente interventi di recupero rapidi e mirati, trasformando quello che normalmente sarebbe un disastro ambientale invisibile in un'emergenza gestibile.
Il successo del progetto "Sirens" risiede però soprattutto nella sua facilità di realizzazione. La soluzione si distingue infatti non solo per un ridotto impatto ambientale, ma anche per i suoi bassi costi, ottenuti grazie all'uso di materiali riciclati e meccanismi semplici ma efficaci. Inoltre, il sistema è facilmente integrabile nelle attuali procedure di trasporto industriale, garantendo quella replicabilità su larga scala indispensabile per affrontare un problema di dimensioni globali.
L'ESPERIENZA FORMATIVA DI UN GIOVANE ARCHITETTO
«La partecipazione al progetto Ulisses è stata un arricchimento a livello umano, relazionale e professionale», racconta Salvatore Tartaglia. Il giovane architetto ha messo a frutto le competenze acquisite al Politecnico per la progettazione e la modellazione tridimensionale del prototipo, contribuendo anche ai renders fotorealistici della presentazione finale.
Ma l'esperienza è andata oltre gli aspetti tecnici: «Le conoscenze nell'ambito della sostenibilità ambientale e la mia grande passione per il mare mi hanno aiutato a contribuire allo studio delle specie marine coinvolte nell'ipotetico incidente», spiega Tartaglia, riferendosi al lavoro di analisi condotto insieme alle colleghe esperte in biodiversità marina per prevedere l'impatto dell'inquinamento nella regione del Ross Gyre nell'Oceano Pacifico sud-occidentale.
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